C’e’ un cambio di marcia, una evidente accelerazione, nell’azione che l’Italia sta svolgendo in Kerala, dove i maro’ Massimiliano Latorre e Salvatore Girone sono in arresto in una zona separata del carcere centrale di Trivandrum dopo l’incidente in cui il 15 febbraio scorso morirono nel Mar Arabico due pescatori indiani.
Dal 19 febbraio, giorno in cui i due si sono consegnati alla polizia indiana, un piccolo esercito di politici, diplomatici, militari, esperti e tecnici italiani hanno lavorato per costruire la strategia difensiva con l’obiettivo di far valere il diritto internazionale e riportarli, o processarli se cosi’ indicheranno le perizie balistiche, in Italia.
Ma un campanello d’allarme e’ suonato la notte scorsa, quando il sottosegretario agli Esteri Staffan de Mistura ha ingaggiato un braccio di ferro nell’anticamera del direttore del carcere Alexander Jacob per impedire che i maro’ fossero privati della divisa e messi in una cella comune.
‘C’e’ stato un improvviso irrigidimento da parte del funzionario – ha osservato De Mistura – che sembrava voler ignorare il punto 6 dell’ordinanza di carcerazione del giudice di Kollam’, che lasciava aperta la possibilita’ di una sistemazione in un luogo diverso dal carcere.
Poi una soluzione ponte e’ stata trovata, con l’individuazione di una costruzione separata in cui i due possono portare la divisa, ricevere tutti i giorni persone, fare qualche telefonata, disporre di cibo italiano e avere adeguata sicurezza. Questo in attesa che una residenza esterna, forse il Police Club di Kollam, sia trasformata giuridicamente in un annesso del carcere per ospitarli.
E’ stato davanti al tentato muro del direttore del carcere, ha sottolineato De Mistura, che ‘ho deciso di alzare il tono e chiesto ai maro’ di non ubbidire all’ordine di Jacob’, che nel frattempo aveva chiamato una decina di agenti che pero’ alla fine non sono intervenuti.
‘Ma e’ apparso ad un certo punto evidente che ragioni politiche ed elettorali locali indiane stavano condizionando oltre ogni limite la soluzione della vicenda’, fino al tentativo di forzare la carcerazione di Latorre e Girone in una cella comune, ha aggiunto il sottosegretario agli esteri. Annunciando di aver rivisto i suoi ‘piani’: non partira’ piu’, come previsto ma restera’ in India per ‘continuare la pressione’.
E’ per questo che ogni riflessione sulla vicenda della Enrica Lexie finisce ormai sempre sull’osservazione che ‘il 17 marzo si svolge in Kerala una delicata elezione parziale e che il governo del ‘chief minister’ Oommen Chandy ha poco margine di manovra perche’ deve rispondere alle richieste delle famiglie dei numerosi pescatori morti, non solo nell’incidente che ha coinvolto gli italiani ma anche in altri rimasti impuniti.
Nell’analisi del sottosegretario e del governo e’ emerso che le due prime fasi dell’approccio alla crisi che ha coinvolto i due militari hanno sortito pochi effetti. In un primo momento si era tentata la strada del dialogo e delle buone relazioni bilaterali; in un secondo tempo si e’ scelto di privilegiare invece il percorso giudiziario, con la battaglia per il riconoscimento del diritto italiano a gestire un eventuale processo sulla base della giurisprudenza internazionale.
‘Nella terza fase – spiega – vogliamo sollevare il problema all’attenzione internazionale. Non possiamo permettere che l’episodio si trasformi in un danno per l’Italia ed i suoi militari, e che rappresenti un pericoloso precedente per paesi che partecipano a missioni internazionali, compresa l’India’ Intanto, l’Alta Corte di Kollam ha ascoltato oggi una seconda arringa dell’avvocato dei maro’ Suhail Dutt che ha cercato di convincere il giudice P.S. Gopinathan di certificare le ragioni italiane e permettere un processo in Italia. Venerdi’ tocchera’ alla Procura indiana presentare le contro deduzioni e poi arrivera’ la sentenza dopo il 16 marzo.
Tempi relativamente lunghi infine anche per la perizia balistica sulle armi recuperate sulla Enrica Lexie. Si e’ appreso da fonti concordanti che domani si svolgeranno test di tiro ed altri esami, a cui come nei giorni scorsi parteciperanno gli esperti dei carabinieri Paolo Fratini e Luca Flebus. Anche in questo caso, si pensa ad almeno sette giorni lavorativi per la stesura del referto.
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