Che pagliacciata è stata questa discussione parlamentare sui Comites. Aspettavamo una riforma da anni e ora vogliono farci votare, per giunta sotto Natale (il 19 dicembre!), per degli organismi che sono stati spesso criticati e che la politica non ha mai avuto il coraggio o la capacità, fate voi, di riformare. "E perché diamine noi italiani all’estero dovremmo essere complici, con il nostro voto, di una castroneria del genere?", cominciano a chiedersi non pochi connazionali, che anzi, sui vari social e nelle discussioni "da bar", assicurano: "io non voto, di più: boicottiamo le elezioni!". E’ un sentimento diffuso, questo, che è giusto che un giornale come il nostro racconti.
Questa volta, a differenza del passato, per poter votare bisogna registrarsi al registro elettorale presso il consolato di riferimento. Lo si può fare per fax, per posta, per email, o di persona, recandosi presso la sede diplomatica. Insieme al modulo per richiedere la registrazione, in modo da dimostrare la propria volontà di votare, si deve allegare la fotocopia del proprio documento d’identità.
Condivido l’idea del registro degli elettori, ho ricordato in un mio recente editoriale che se ne parlava già nell’ambito della riforma del voto all’estero (che stiamo ancora tutti aspettando, fra l’altro) ed è qualcosa che personalmente ho sempre sostenuto con forza. Inutile, infatti, inviare plichi elettorali (e spendere soldi per farlo) ai morti, a coloro che hanno cambiato residenza senza comunicarlo, a chi è pronto a vendersi il voto, a chi di votare non gliene frega niente. Tuttavia, questa volta i tempi sono strettissimi e sarà estremamente difficile comunicare a milioni di italiani nel mondo le nuove norme per votare.
A votare certamente saranno gli addetti ai lavori, gli iscritti ai Patronati (chissà, magari a loro insaputa), i connazionali più vicini a partiti e associazioni. Ma per il resto, "sarà un flop colossale", per dirla con le Acli Svizzera. C’è qualcuno in Parlamento – raccontano a ItaliaChiamaItalia fonti della Camera dei Deputati – convinto che alle elezioni di dicembre voterà almeno il 30% degli italiani all’estero… Ce lo auguriamo tutti di cuore, ma per come stanno le cose, abbiamo davvero molti dubbi in proposito e una affermazione del genere al momento ci sembra quanto meno azzardata.
Personalmente, condivido le parole di chi afferma che, così come sono state programmate e studiate, le elezioni dei Comites sono soltanto un inutile spreco di soldi (si parla di 9 milioni di euro!), alla faccia della spending review. Tutto questo mentre le nostre ambasciate e i nostri consolati chiudono, abbandonando a se stesse le comunità italiane oltre confine; chiudono i battenti anche gli Istituti di cultura, che invece dovrebbero essere stati riformati e ai quali si sarebbe dovuto dare più forza, perché – non mi stancherò mai di dirlo – la nostra lingua e la nostra cultura, insieme al nostro made in Italy, rappresentano il vero petrolio dell’Italia.
Come giornalista che da anni si occupa anche di temi legati al mondo dell’emigrazione, sento il dovere di farmi portavoce del sentimento di rabbia dei tanti connazionali con cui sono in contatto ogni giorno: italiani nel mondo inferociti per l’incapacità di certi nostri rappresentanti, abituati a promettere senza mantenere gli impegni presi, e per la faziosità di alcuni eletti all’estero – quasi tutti quelli targati Pd, ma non solo loro – che continuano a prendere per i fondelli, in maniera ormai spudorata, senza vergogna alcuna, gli italiani residenti nei cinque continenti.
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