Prima considerazione e domanda: è ragionevole introdurre emendamenti sui temi degli italiani all’estero in una proposta di legge d’iniziativa popolare che si prefigge l’obiettivo di superare il ritardo culturale, storico e politico sullo ius soli? La legislazione italiana è una delle poche in Europa e nel mondo che affida il tema delicato della cittadinanza esclusivamente allo ius sanguinis e allo ius domicilii.
All’inizio dell’iter in Commissione affari costituzionali posi ai colleghi eletti all’estero di tutte le formazioni politiche, proprio dalle pagine di ItaliaChiamaItalia, la domanda centrale: non sarebbe meglio lavorare con i colleghi senatori che sul tema hanno fatto un ottimo lavoro e il provvedimento, in quella sede, è stato approfondito ed è in dirittura d’arrivo? La risposta è arrivata a colpi di comunicati stampa su chi fosse il primo ad aver presentato emendamenti alla Camera. Se non è propaganda come vorreste chiamarla?
Per chi lavora in Parlamento da molti anni, gli emendamenti sono sempre pronti. La questione da porre è che siano gli emendamenti giusti! L’emendamento a prima firma Fedi, numero 1.181, consente il riacquisto su dichiarazione per tutti coloro che, già italiani per nascita, hanno perduto la cittadinanza italiana, sia i nati in Italia che i nati all’estero, inclusi i minori.
L’emendamento a prima firma Nissoli prevede il riacquisto unicamente per i nati in Italia, escludendo i nati all’estero da cittadini italiani. Esempio: famiglia italiana che ha un figlio nato in Svizzera, o in altro Paese che impone limitazioni allo ius soli, e si trasferisce in Australia. I genitori si naturalizzano australiani quando il figlio è ancora minorenne. Il figlio perde la cittadinanza italiana ma non essendo nato in Italia il riacquisto sarebbe precluso. Quindi una norma che crea ulteriori divisioni.
Ricordo all’On. Nissoli che esiste una considerevole differenza tra firmare una proposta di legge ed un emendamento. La proposta di legge deve essere discussa, può essere emendata da qualsiasi parlamentare, anche da chi l’ha presentata e con notevole tempo a disposizione. Un emendamento condiziona molto di più relativamente ai contenuti. Sull’emendamento Nissoli, ad esempio, non ero e non sono d’accordo e non l’ho sottoscritto.
Giusto lavorare insieme per raggiungere risultati positivi: attenzione però, il dibattito va seguito sempre e con attenzione maniacale.
Dobbiamo ricordare a molti, anche in Commissione affari costituzionali, che non esiste contrapposizione tra ius sanguinis e soli, che i due principi convivono con il domicilii, con la naturalizzazione, nelle legislazioni più avanzate. Dobbiamo ricordare a tutti che ciò implica ragionevolezza. Dobbiamo ricordare a tutti che il riacquisto riguarda un numero davvero insignificante di persone che negli anni sono state costrette alla naturalizzazione quando questa non era una scelta ma un obbligo, ad esempio per acquistare una casa. Ma dobbiamo anche essere consapevoli che la legge 91 del 1992 aveva previsto cinque anni di riacquisto. Così come dobbiamo dire ai commissari della I commissione che non abbiano timori sul numero o sulle intenzioni dei nostri connazionali.
Già oggi è possibile tornare in Italia, anche se non si è cittadini, ed ottenere immediatamente o nel giro di 12 mesi la cittadinanza italiana. Chi deciderà il riacquisto non lo farà per accedere al servizio sanitario nazionale italiano o per la pensione: potrebbero già farlo oggi se volessero. Lo farà per amore per l’Italia!
L’emendamento La Marca, invece, fa giustizia di una palese discriminazione verso le donne, superata da una sentenza della Corte di Cassazione ma che ha bisogno di una passaggio regolamentare. A dire il vero questo è l’unico emendamento che meriterebbe attenzione in questo passaggio parlamentare alla Camera poiché ha un carattere generale. Allora, sì, lavoriamo insieme: ma con meno arroganza e presunzione e magari dicendo qualche sciocchezza in meno.
*deputato Pd eletto all’estero, residente in Australia
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