Forse non si incateneranno ai cancelli come è successo a Lille, in Francia, nel 2011. «Ma sicuramente non staremo a guardare» promette Michele Schiavone, a nome del CGIE (Consiglio generale degli italiani all’estero) della Svizzera. Che succede? Dal 30 novembre chiuderanno le sedi consolari di Sion, Neuchatel e Wettingen. E quelle di Tolosa, Alessandria d’Egitto, Scutari e Spalato. Dal 28 febbraio tocca a Mons, Timosoara, Newark, Adelaide e Brisbane. Il 30 giugno addio a Capodistria ed Amsterdam.
La Farnesina ha annunciato già ulteriori tagli. E Marco Fedi, deputato Pd eletto in Australia, ci va pesante: il ministero sta «lasciando soli gli italiani nel mondo».
L’informatizzazione della rete consolare va a rilento. Molti servizi prevedono la presenza fisica dell’interessato. Per un semplice rinnovo di passaporto i nostri connazionali rischiano di perdere giornate intere; coloro che vivono ad Adelaide o Brisbane dovranno addirittura prendere l’aereo e andare a Sidney, a oltre 1000 km. I presidenti dei Comites australiani hanno già protestato con Emma Bonino: «I risparmi sarebbero minimi per le casse dello Stato, enormi invece i danni nei rapporti con la comunità italiana e con i governi locali».
Rabbia anche negli Usa, dove la sede di Newark verrà accorpata con New York: «Oggi a Newark per la pratica di riacquisto della cittadinanza servono 6-8 mesi. A New York ci vogliono 4-5 anni» hanno spiegato Augusto Sorriso, consigliere CGIE, e Paolo Ribaudo, presidente del Comites del New Jersey, in una lettera a Bonino. Inutilmente: quando è stata in missione a New York, a settembre, lei non ha nemmeno voluto incontrarli.
Anche in Europa la rivolta dilaga. «Ci cancellano i servizi essenziali invece di tagliare gli sprechi» accusa Gian Luigi Ferretti, coordinatore del Movimento Associativo Italiani all’Estero (MAIE). «Se la Farnesina chiudesse le inutili ambasciate nei Paesi dell’UE avremmo un risparmio di almeno 100 milioni di euro. Chiudere 13 consolati ne fa risparmiare solo 8». (Twitter @rickyfilosa).
L’INCHIESTA / SPRECOPOLI, Ambasciator porta privilegio – di Laura Maragnani
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