Tra i tanti problemi che interessano il Bel Paese, spicca anche quello della nostra rappresentatività all’estero. Funzione che è svolta, a livello internazionale, dai Com.It.Es. (Comitati degli Italiani all’Estero). A livello nazione, dal CGIE (Consiglio Generale degli Italiani all’Estero) e dai 18 parlamentari eletti all’estero. Questo è quanto. Già da qualche tempo, però, abbiamo rilevato che non esiste più sinergia tra “periferia” (Com.It.Es.) e “centro” (CGIE). Del resto, queste strutture hanno necessità di profondi rinnovamenti.
Quindi, resta ancora immutato quel cordone ombelicale che era nato per l’aggiornamento correlato alle problematiche che interessano la nostra collettività nel mondo e gli organismi politici e amministrativi nazionali. Ora, la necessità di un adeguamento s’è fatta evidente; anche se si stenta ad assumere delle posizioni univoche su come dovrebbe essere gestita la “rappresentatività”, in Patria, dei connazionali all’estero. Intanto, ci sarebbe da rivisitare i ruoli dei Com.It.Es. recentemente eletti; evidenziando alcune specifiche funzioni consultive che oggi proprio non sono né ipotizzate, né favorite.
Anche il CGIE, struttura che rappresenta gli italiani nel mondo presso il MAECI (Ministero degli Affari Esteri e Cooperazione Internazionale), ha palesato espressive mancanze. In buona sintesi, queste strutture dovrebbero essere aggiornate. Non tanto nelle sigle, quanto nei contenuti. I Candidati al CGIE dovrebbero essere unicamente italiani residenti all’estero. Nessuno di nomina governativa. Questo sul piano organizzativo generale. Nello specifico, ma lo scriviamo da anni, il CGIE potrebbe essere sostituito dall’Ufficio per le Politiche Sociali degli Italiani nel Mondo (UPSIM) struttura indipendente dal MAECI e di pertinenza della Presidenza del Consiglio dei Ministri.
Il ruolo dei membri UPSIM dovrebbe essere discusso da un’Assemblea plenaria straordinaria, dopo la nomina provvisoria di un Comitato di Presidenza, affiancata da una Segreteria per i riscontri burocratici. L’UPSIM potrebbe avere i mezzi per esercitare un potere consultivo vincolante su tutti i provvedimenti discussi in Parlamento e coinvolgenti la nostra Comunità oltre frontiera. Proprio per evitare “interferenze” politiche, l’UPSIM risponderebbe, unicamente, alla Presidenza del Consiglio dei Ministri. Mentre i Com.It.Es., una volta riformati, potrebbero interagire su delega dei nostri Uffici consolari. Il tutto, ovviamente, tramite una legge quadro che in Parlamento giace nei meandri delle Commissioni.
Queste, a grandi linee, la nostra proposta che i politici, volendolo, potrebbero dibattere senza, però, modificarne la linea. Un aggiornamento della rappresentatività correlata agli italiani nel mondo è necessario e concretamente possibile.
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