Dopo annunci conditi da epiteti altisonanti ma generici quali ‘economia della resistenza’ e ‘Guerra Santa economica’, media iraniani hanno precisato nel dettaglio quali saranno le rinunce che il consumatore iraniano dovra’ fare a causa delle sanzioni internazionali contro il controverso programma nucleare di Teheran: da certe marche di rossetti ad alcuni orecchini di poco prezzo, dagli smartphone al pc portatili, da quasi tutte le auto ai vestiti, sara’ bloccata l’importazione circa 2.000 prodotti di largo consumo.
Nell’annunciarlo citando anche un viceministro, alcuni media hanno dato l’idea del potenziale impatto del blocco non solo evocando un volume di affari notevole (equivalente a 3,1 miliardi di euro) ma soprattutto specificando le categorie colpite, considerate ‘di lusso’ ma a larga diffusione: cosmetici, marmellate, abbigliamento, bigiotteria, auto, alcuni materiali da costruzione, telefoni, computer.
Sebbene il viceministro del Commercio iraniano, Hamid Safdel, abbia precisato che la lista sara’ modificata se l’industria iraniana non sara’ in grado di fornire alcuni prodotti di cui e’ vietata l’importazione come telefoni e pc, il potenziale destabilizzante della misura appare notevole anche perche’ si innesta in un clima segnato da inflazione galoppante e prime avvisaglie di psicosi da scaffali vuoti.
A Teheran ad esempio un commerciante gia’ varie settimane fa aveva ammesso che un tipo di cioccolata bianca iraniana non gli arriva piu’ ‘a causa delle sanzioni’. E ieri sera, in un peraltro ben fornito supermercato della parte piu’ benestante della capitale, si e’ sentita una giovane donna che al telefono comunicava alla madre di non trovare il detersivo che l’anziana cercava ansiosamente, allarmata dalla voce che non si trovera’ piu’ sempre a causa degli embargo (il mese scorso la Maersk Line, il maggiore operatore di container al mondo, ha annunciato di aver interrotto le spedizioni in Iran).
E’ da almeno l’estate scorsa che la Guida suprema Ali Khamenei, gli ayatollah alla preghiera del venerdi’ ed altri esponenti di spicco preparano la popolazione ad affrontare gli embargo petrolifero-finanziari a guida americana con un misto di autarchia e maggiore produttivita’. Le sanzioni puntano dichiaratamente a spingere l’Iran a trattare da una posizione di debolezza sul proprio programma atomico tutto civile ma sospettato di nascondere finalita’ militari soprattutto da Israele, che minaccia di bombardare in maniera preventiva i siti atomici iraniani considerati una – per ora indimostrata – minaccia esistenziale per lo Stato ebraico.
Come ammesso da quasi tutti i maggiori esponenti iraniani tra cui il presidente del parlamento Ali Larijani, le sanzioni puntano a creare malcontento fra la popolazione per spingerla a ribellarsi contro l’assetto della repubblica islamica un cui stravolgimento farebbe gola a molti dato che nel sottosuolo custodisce un decimo delle riserve petrolifere accertate sul pianeta.
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