"Ovviamente siamo in affanno: chi non lo sarebbe quando arrivano seimila persone in pochi giorni come e’ accaduto la settimana scorsa? Ma ci stiamo attrezzando per rispondere all’emergenza: abbiamo sollecitato i prefetti che, insieme agli enti locali, stanno recuperando altre strutture per l’ospitalita’ e la Difesa ci ha messo a disposizione 14 caserme dismesse, una per regione, da riadattare per l’accoglienza". A fare il punto della situazione e’ Domenico Manzione, sottosegretario all’Interno con delega all’immigrazione.
I numeri aggiornati degli arrivi sono imponenti. 85mila persone sbarcate nel 2014: eritrei (22mila) e siriani (15mila) le nazionalita’ piu’ rappresentate, seguiti da gambiani, maliani e nigeriani. Le domande di asilo sono state finora 25mila. Nei centri del Viminale ed in quelli allestiti dai Comuni sono attualmente ospitati 40mila migranti.
"La scorsa settimana – ha spiegato Manzione – abbiamo riunito i prefetti di tutti i capoluoghi di regione, che attiveranno tavoli regionali per cercare strutture di accoglienza. Non c’e’ un tetto numerico, si operera’ in base agli arrivi da distribuire". In proposito c’e’ da registrare la polemica del governatore della Lombardia, Roberto Maroni: "non spendero’ mai – ha detto ieri – i soldi dei lombardi per accogliere e mantenere i clandestini". Il piano per l’accoglienza siglato pochi giorni fa in Conferenza Unificata, replica il sottosegretario, "e’ stato firmato anche dalla Lombardia. Esso prevede che ciascuna regione ospitera’ un numero di migranti in base all’ampiezza del territorio ed ai fondi che riceve dallo Stato ed e’ bene che sia cosi’, altrimenti c’e’ un commissario che impone dall’alto le sue scelte".
Il Piano, per il quale e’ previsto uno stanziamento di 370 milioni nel 2014, rispecchia quello varato nel 2011 e prevede che sia proprio la Lombardia ad accogliere il maggior numero di migranti (1.415 ogni 10mila), seguita da Campania (998) e Sicilia (919). Finora, ricorda Manzione, "e’ stata soprattutto la Sicilia a sopportare il peso dell’ospitalita’, con il 35% delle presenze complessive. E’ dunque giusto un riequilibrio ed una partecipazione maggiore delle altre regioni, anche quelle del Nord".
Ma, insieme all’accoglienza, il sottosegretario invita anche a rivolgere l’attenzione alla necessita’ di bloccare in loco i flussi che finiscono spesso in tragedie, viste anche le sempre piu’ precarie condizioni dei barconi impiegati dagli scafisti. "Il soccorso a terra – osserva – e’ piu’ semplice da fare di quello via mare. Con la Libia il dialogo e’ molto difficile, data l’assenza di istituzioni stabili e di una cornice di sicurezza adeguata, ma con i Paesi confinanti, come l’Egitto, si puo’ discutere e devono farlo le organizzazioni internazionali, come l’Onu e l’Ue".
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