Hanno scoperto l’acqua calda: Merkel, Obama, Bankimoon si sono appena svegliati, con dichiarazioni ovvie e tardive. Da tempo si era capito che l’esodo biblico di popoli affamati di vita e di pane avrebbe travolto gli equilibri, ma i potenti del mondo hanno ignorato i segnali volutamente, rimpallandosi le responsabilità e rimandando le soluzioni. Adesso tutti insieme escono dal letargo e si producono in discorsi che hanno in comune retorica e inutilità. Evidentemente la rapidità dell’intervento in Libia contro Gheddafi era stata possibile perché giudicata più facile e limitata nei contraccolpi. A dimostrazione che la politica mondiale non riesce a vedere oltre il proprio naso e che le decisioni più importanti nascono in modo estemporaneo ed emergenziale.
La Libia senza il crudele dittatore sarebbe diventata democratica? Pensiero folle di uomini ciechi. E adesso?
Il proliferare nelle società cosiddette progredite di combattenti fanatici assetati di vendetta che vedono nell’Isis il riscatto al loro fallimento individuale e sociale adesso fa paura anche ai più forti governanti della terra, che temono l’espandersi del fenomeno e si sentono impotenti. Una guerra in Libia sarebbe limitata e risolverebbe i problemi o diventerebbe la miccia da accendere, scatenante un’esplosione gigantesca dai confini purtroppo prevedibili?
Questo deve essere il vero interrogativo che tormenta le menti dei grandi uomini, mentre i piccoli uomini rimangono esterrefatti a guardare le immagini di una catastrofe umanitaria che si espande a macchia d’olio. La terra sanguina, e nessuno riesce a curare le sue ferite. Il futuro è un’incognita.
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