Con il suo abito-pantalone il ministro Maria Elena Boschi, del PdL, al momento della firma di accettazione davanti al presidente della Repubblica, aveva già provocato le aspre critiche della sinistra, con La Repubblica in testa, nonchè quelle dei sussiegosi opinionisti del Corriere. Adesso che la sua foto taroccata sta facendo il giro del mondo, con quel perizoma che fa capolino dal suo lato B, il clamore si è fatto assordante. Avete visto, dicono i difensori della dignità: il governo di centrodestra offre il fianco (e, vien da aggiungere, che fianco!) per mettere in ridicolo l’immagine dell’Italia. E questo, ricalcano, succede perchè si è voluto portare in Parlamento, ed ora addirittura al governo, delle ragazzotte che hanno solo il merito di essere procaci! E, tra le righe, i principali quotidiani (a cui danno man forte gli ospiti dei più noti conduttori televisivi) fanno a gara per lanciare insinuazioni ancora piú gravi per l’onore delle interessate.
Contemporaneamente, dopo l’ennesimo crollo avvenuto l’altro giorno a Pompei, il ministro dei Beni Culturali, Dario Franceschini, sempre del Pdl, è stato costretto a furor di stampa a presentare le sue dimissioni, e si è ritirato sull’Aspromonte a scrivere un nuovo romanzo.
Alle pressioni sul governo, sempre da sinistra, si aggiungono le critiche rivolte ai ministri degli Esteri dei governi di centrodestra che, dopo due anni, non sono ancora riusciti a riportare a casa i nostri due marò. Vedete, dicono gli stessi critici, il governo manca di credibilità e di prestigio nel mondo!
Naturalmente nulla di tutto questo è vero, per il semplice fatto che ora al governo c’è il Pd. Ma cose molto simili sono accadute quando a capo del governo c’era Berlusconi. La fantapolitica non sarà avvincente, ma aiuta a far riflettere su come in Italia si usino troppo spesso due pesi e due misure.
Non me ne voglia la bella ministra, che è del Pd ovviamente, la quale, oltre che avvenente (il che non disturba affatto), da ciò che si è visto nei suoi interventi in tv, è apparsa preparata e molto sicura di sé, qualità che le saranno certamente utili per destreggiarsi nella giungla della politica italiana. Se poi le venisse davvero l’uzzolo di indossare un minuscolo tanga, non se ne faccia scrupolo. Una sua foto, magari in spiaggia la prossima estate, oltre che ad amplificarne la già grande notorietà, sarebbe uno schiaffo ai maliziosi falsificatori, che in realtà con quel fotomontaggio hanno fatto un favore alla prediletta (politica, si intende) di Renzi.
La Boschi infatti gode di ottima stampa e non corre il rischio di nessuno degli attacchi che, per molti anni, sono stati riservati a tutte le rappresentanti del Pdl. Il fatto è che le penne e le lingue più velenose, da quando Berlusconi obtorto collo ha dovuto lasciare il proscenio, appaiono spuntate oppure tacciono, e le critiche al governo, quando ci sono, non raggiungono certo un tono parossistico, né ricevono l’appoggio dei poteri forti.
A suo tempo, un trattamento ben diverso fu invece riservato all’altrettanto bella Mara Carfagna, e all’incolpevole ministro Sandro Bondi che, calpestato sotto il pubblico flagello, fu spinto alle dimissioni dopo la caduta di un pezzo di muro di Pompei. Probabilmente (e purtroppo) altre pietre continueranno a rovinare all’ombra del Vesuvio, o sotto mura medievali come quelle di Volterra, che avevano scelto il momento appropriato per crollare nel silenzio più assoluto, e che ora, senza il timore di nuocere al nuovo ministro del Pd, continuano imperterrite a franare. Franceschini quindi non si deve preoccupare.
Le ministre e i ministri del governo di centrosinistra possono continuare relativamente tranquilli nelle loro occupazioni. Speriamo solo che portino a casa al più presto qualche risultato tangibile, prima che un eventuale tsunami elettorale non ci tolga la speranza di avere in Italia un’effettiva democrazia dell’alternanza, che permetta al governo di turno di dimostrare di cosa sia capace. Al momento, dopo il disastroso governo Monti e quello deludente di Letta, siamo in molti a incominciare a pensare che si stava meglio quando si stava peggio.