Mario Giro, viceministro degli Esteri, a proposito del dibattito in corso tra i Dem, con le critiche al segretario Matteo Renzi, commenta: “La polemica in atto sul Pd e su presunte coalizioni, presenti e future, è oziosa. L’abbiamo già fatta e non servita a nulla. Occorre parlare dei contenuti e non delle forme”.
Con la coalizione si vince, dicono in molti…
“Un po’ di memoria storica ci aiuta – risponde Giro, interpellato dalla agenzia Dire -, già la Margherita era una coalizione instabile con molte identità contrapposte. L’Ulivo fu una grande idea che non si trasformò in forza politica: il suo limite fu nel rimanere un cartello elettorale, nemmeno una coalizione. L’Unione poi – vera coalizione – mise in evidenza tutti i difetti del metodo a ‘sommatoria’. Cosi’ ci si prepara alla sconfitta. Solo la nascita del Pd ha permesso una vera fusione di identita’ dentro una forza organizzata. Una cosa va detta: tale fusione non ha confini prestabiliti perche’ si confronta con una realta’ che non ne ha, che appare confusa, contraddittoria e complessa”.
Insomma, viceministro Giro, non si deve puntare a salvaguardare le tante identità?
“Continuare ad esaltare le differenze e le identita’ ideologiche – fino alla scissione – significa tornare indietro, talmente indietro da far venire alla memoria le liti tra Pci, Psi, Psiup, Pdup, Dp ecc., cosi’ come le aperture al centro di una volta… un’attivita’ da archivisti piu’ che da politici. Tale tipo di ossessione per le culture politiche puriste e’ tramontato. Ci vuole una nuova cultura che sappia accettare la complessita’ della globalizzazione con le sue contraddizioni, invece che suddividersi nella ricerca della ‘purezza originaria’”.
Continuando coi continui distinguo, prosegue l’intervista al viceministro Mario Giro, “paradossalmente, in modo diverso, si commette lo stesso errore dei sovranisti, che sono alla ricerca dei caratteri nazionali (o razziali) originari. Non esiste il tema di coalizione, tutto formalistico. Vedo il tema di contenuto politico. La reale differenza politica e’ tra chi crede che l’Europa ci protegga e chi non ci crede; tra chi vuole continuare il processo di integrazione e chi no. È questo il tema in tutta Europa. L’Italia e’ l’ultimo Paese che si deve esprimere elettoralmente su questa alternativa assoluta. In altre parole: vogliamo seguire la via europea o quella avventurista del populismo? Su questa fondamentale domanda – da cui discendono altre – esiste una scriminante che crea una linea insormontabile”.
Per il viceministro Giro l’Italia vivra’ solo se rimarra’ fedele all’Europa: “I Governi Renzi e Gentiloni proseguono su un medesimo programma che vede il futuro dell’Italia ancorato all’Europa. Nell’Unione Europea lottiamo ogni giorno per migliorare i processi e per ottenere decisioni nello spirito dei padri fondatori, ma mai abbandoneremmo tale contesto. Altri temi che discriminano le parti politiche sono il problema dell’immigrazione, del lavoro e delle poverta’. I governi Renzi e Gentiloni hanno proposto e fatto passare delle decisioni concrete. In alcuni casi, come quello delle migrazioni, per la prima volta esiste una politica su tutto l’arco dei problemi, dai paesi di origine fino all’integrazione”.
Pero’ sul tema dei migranti, su come fermare gli arrivi si vincono le elezioni…
“Oltre a strillare, cavalcare le emozioni e riproporre le ricette fallimentari del passato, cosa si propone dall’altra parte? Sul lavoro si puo’ discutere, ma nessun governo aveva preso a cuore la questione quanto i due ultimi, anche se c’e’ ancora da fare. Comunque i numeri dimostrano i progressi. Sulle poverta’ abbiamo finalmente la prima norma universalistica, nessuno l’aveva fatta passare prima. I quesiti da proporre ai cittadini sono esattamente questi, spiegando e rispiegando le misure concrete adottate e in procinto di esserlo”.
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