La maggioranza va a mille all’ora. Il Popolo della Libertà in particolare sta studiando la strategia da mettere in campo per i prossimi giorni. Nel momento in cui scriviamo, alla Camera dei Deputati è riunito lo stato maggiore del PdL: alla riunione, prendono parte fino adesso il segretario del partito, Angelino Alfano, i ministri Frattini, Prestigiacomo, Gelmini, Meloni, Fitto, Romani e La Russa. Presenti anche Cicchitto, Gasparri e Lupi e il coordinatore Verdini. Già nel pomeriggio si è tenuto un vertice PdL a Palazzo Grazioli: nella residenza romana del premier l’immancabile Alfano, Gianni Letta, i capigruppo del partito e poi, fra gli altri, anche il deputato e avvocato del premier Niccolo’ Ghedini.
Sempre in giornata, a Palazzo Grazioli Berlusconi ha incontrato i "piccoli" del PdL: il ministro per l’attuazione del programma, Gianfranco Rotondi e i sottosegretari Carlo Giovanardi e Guido Viceconte sono stati a colloquio con il premier. Dal Cavaliere anche altri esponenti dei partiti minori, che hanno comunque partecipato alla fondazione del partito. Anche Luca Barbareschi è passato dal Berlusca oggi.
Il premier ribadisce che dopo l’approvazione della legge di stabilità si dimetterà, e poi l’unica via d’uscita possono essere solo le elezioni. Non a caso, confermano autorevoli fonti pidielline, avrebbe gia’ prenotato gli spazi elettorali da qui fino a marzo, coprendo tutte le "finestre" possibili qualora il capo dello Stato dovesse sciogliere le Camere gia’ a fine mese per indire subito elezioni. Ma non tutti, fra i pidiellini, sono convinti che il "voto subito" sia la strada giusta: tanti i "mal di pancia" all’interno del partito, anche in queste ore, e Berlusconi continua a soffrire per questo: è deluso, amareggiato, ancora non ha digerito il tradimento di alcuni suoi fedelissimi. E mentre alcuni "scontenti" dicono no alle elezioni, la Lega parla chiaro: non vogliamo sentir parlare nè di governi tecnici nè di larghe intese, dicono le camicie verdi. Di più: in caso di governo tecnico, Bossi è disposto anche a passare con l’opposizione: "E’ bello stare all’opposizione, e’ piu’ divertente", dice il ministro delle Riforme, che aggiunge: "Noi andiamo al voto. Tendenzialmente vogliamo andare a votare". E poi, amaro: "Non potevamo immaginare che Berlusconi venisse tradito dai suoi".
E mentre nel PdL c’è chi dice ok ad Alfano premier, c’è anche chi, davanti eventuali primarie, voterebbe Marina Berlusconi, se si proponesse. E’ il caso di Alessandra Mussolini: "Non so se lei scegliera’ di fare politica, ma intanto io la sostengo. Voto per Marina Berlusconi. E’ una persona coerente e decisa. Mi e’ sempre piaciuta moltissimo. E’ una donna, e poi e’ figlia di cotanto padre".
Allo stesso modo, non tutti sono convinti, come dicevamo, che il voto anticipato sia la strada giusta. Gianni Alemanno è chiaro: "Sarebbe negativo andare ad elezioni anticipate", afferma il sindaco di Roma, che propone un esecutivo di responsabilità nazionale che coinvolga il PdL. Claudio Scajola la pensa allo stesso modo: "E’ meglio costruire un governo che governi". Tuttavia, non è questa la linea ufficiale del partito. L’intervento di Daniele Capezzone, portavoce del Popolo della Libertà, non lascia spazio a dubbi: l’unica strada maestra, afferma, è il voto. Altre "soluzioni sarebbero un modo sbagliato per dimenticare e annullare le due grandi e positive novita’ di questi quindici anni: un forte bipolarismo e la scelta dei governi affidata agli italiani", evidenzia Capezzone.
Ciò che succederà, lo sapremo presto, nei prossimi giorni. L’intervento del Quirinale è stato chiaro: o subito un governo che possa gestire la situazione, o voto immediato. Sulle diverse possibilità si scommette alla grande, nel vero senso della parola: toccherà ad Angelino Alfano, per i bookmaker, a raccogliere la pesante eredità di Berlusconi dopo le dimissioni annunciate ieri. Dopo di lui, segue Franco Frattini. Bossi premier viene data come la possibilità più remota.
Tuttavia, in mezzo a tutto questo caos, l’ipotesi Monti prende sempre più piede, in particolare dopo che il capo dello Stato lo ha nominato senatore a vita.
Riferiscono fonti di governo che stamattina fra il Colle e i vertici politico-istituzionali del centrodestra, da Letta a Schifani, siano intercorsi contatti per valutare gli scenari, a partire da un esecutivo Monti. Un governo che avrebbe il consenso dell’Udc e del Pd, che non sarebbe sgradito al Quirinale e che potrebbe essere sostenuto in Parlamento da sempre più parlamentari, almeno stando alle dichiarazioni pubbliche e agli incontri privati delle ultime ore. Ma che per nascere avrebbe necessità del sostegno di una parte crescente della maggioranza.
Nessuna risposta sarebbe arrivata per ora da Berlusconi, che comunque mai fino a oggi ha giudicato positivamente questa soluzione. E se le Camere si attrezzano per accelerare sul ddl stabilità, è chiaro che fin dai prossimi giorni (lunedì al massimo) le forze politiche dovranno uscire allo scoperto. Il Pdl valuterà questa e altre ipotesi con ogni probabilità già stasera in un nuovo vertice, forse allargato agli alleati leghisti.
C’è da sottolineare che è normale che molti parlamentari guardino al proprio interesse: andare ad elezioni per loro sarebbe traumatico, molti potrebbero non rientrare in Parlamento; senza contare che in Parlamento ci sono 18 eletti all’estero che dovrebbero cominciare a girare le proprie ripartizioni elettorali, vastissime, spendendo un bel po’ di quattrini. L’ipotesi del voto anticipato, inoltre, per molti all’interno del PdL vorrebbe dire sconfitta sicura e quindi ciao ciao al seggio parlamentare. Come finirà? Lo sapremo presto.
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