Corrono su due binari paralleli, destinati a non incontrarsi, i lavori delle Commissioni Giustizia di Camera e Senato. Mentre la prima, presieduta da Donatella Ferranti (Pd), avvia l’esame di due progetti di legge presentati dal centrosinistra per inasprire le norme sul voto di scambio elettorale politico-mafioso, in contemporanea, a Palazzo Madama, la Commissione guidata dal pidiellino Francesco Nitto Palma calendarizza un suo ddl, sulla responsabilita’ disciplinare dei magistrati, che riapre l’ennesima polemica sulle leggi ‘ad personam’, volte a bloccare o rallentare i processi a carico di Silvio Berlusconi. Nitto Palma reagisce con veemenza (‘sono menzogne, nel mio ddl non c’e’ alcun riferimento ai processi penali in corso’) e non nasconde l’irritazione. Anche perche’, viste le delicate trattative in corso sulla mozione che dara’ l’avvio alla Commissione sulle riforme, qualcuno nel Pdl comincia a tirare il freno a mano. Il primo e’ il coordinatore del partito, Sandro Bondi (‘c’e’ qualcosa che non mi convince’ nella proposta di Nitto Palma). A stoppare l’iniziativa dell’ex Guardasigilli ci pensa, a fine giornata, l’avvocato-parlamentare di Berlusconi, Niccolo’ Ghedini: ‘in un momento cosi’ delicato per la vita politica del Paese – dice – sarebbe auspicabile che si ritenessero come rilevanti da parte di tutti soltanto i provvedimenti che abbiano un preventivo accordo di maggioranza e la condivisione del Ministro Cancellieri’.
Ad appena una settimana dall’infuocata seduta di Commissione sul ddl Compagna (poi ritirato) che dimezzava le pene per il concorso esterno in associazione mafiosa, un altro provvedimento in materia di giustizia fa risalire la tensione. Nello specifico, il ddl Nitto Palma amplia i casi di punibilita’ disciplinare dei magistrati che parlano troppo o che tengono comportamenti tali da ‘compromettere gravemente l’indipendenza, la terzieta’ e l’imparzialita’ del magistrato’. In questi casi la toga rischia il trasferimento d’ufficio. Ma e’ l’ultimo articolo, il terzo, a far destare il sospetto di una norma ‘ad personam’: tutti i procedimenti pendenti all’entrata in vigore della legge – e’ scritto – sono ‘sospesi per sei mesi’ in attesa delle decisioni dei titolari dell’azione disciplinare, vale a dire ministro della Giustizia e procuratore generale della Cassazione. L’ex leader dell’Idv Antonio Di Pietro lancia l’allarme sull’ennesima norma pro Berlusconi. Caustico Beppe Grillo sul suo blog: ‘la priorita’ non e’ ridurre i 9 milioni di processi e riformare la macchina della giustizia italiana, ma evitare che Berlusconi venga processato’. Usa toni piu’ soft il Pd: la presidente della Commissione Giustizia della Camera Ferranti la definisce ‘l’ennesima provocazione’; il relatore del provvedimento, Felice Casson, esclude che la norma sospenda i processi in corso ma ne rileva altri ‘punti critici’. A chiudere il cerchio e’ l’Associazione nazionale magistrati che boccia la proposta come "una grave compromissione della liberta’ di espressione e un vulnus ai diritti costituzionali del magistrato con rischi di condizionamento indiretto sull’esercizio della funzione giudiziaria’.
Discussione su questo articolo