‘Mi cadono le braccia’: lo spontaneo commento del colorito ministro del Riassetto produttivo, Arnaud Montebourg, riassume lo stato d’animo della Francia. La presidenza Hollande, quella che doveva riportare la ‘Repubblica esemplare’, con i ministri in bici invece che in auto blu, e’ gia’ nella polvere dopo meno di un anno di vita. La pagina era stata voltata dopo i cinque anni vissuti pericolosamente da Nicolas Sarkozy, culminati nell’indagine sulle mazzette incassate dalla miliardaria Bettencourt per pagarsi la campagna elettorale. Prima ancora, c’era stato un doppio mandato di un altro presidente di destra, Jacques Chirac, finito anche lui in tribunale appena uscito dall’Eliseo. I giudici lo stavano aspettando al varco per lo scandalo dei falsi posti di lavoro al Comune di Parigi – ai tempi in cui lui era sindaco – impieghi fittizi ma remunerati, a beneficio di dipendenti del partito neogollista.
Con Hollande, il presidente ‘normale’, i francesi hanno detto basta ai ‘superpresidenti’, alle grandi e brillanti personalita’ che alla prova dell’Eliseo non si dimostrano altrettanto valenti nella guida del Paese. Un presidente modesto, non un condottiero ma l’uomo giusto per chiedere i sacrifici indispensabili negli anni di crisi. ‘Come faranno i cittadini a non sentirsi disgustati, indignati, constatando che il grande cassiere dello stato si era freddamente sottratto al rigore e agli sforzi che chiedeva agli altri?’, chiede oggi Le Monde in un editoriale dai toni drammatici, in cui ipotizza l’apertura in Francia di una vera ‘crisi democratica’. Non soltanto si parla ormai apertamente di un coinvolgimento del superministro dell’Economia, Pierre Moscovici, ma le fonti assicurano che il caso Cahuzac e’ soltanto all’inizio.
Complicita’ e ambiguita’ emergeranno a catena, e gia’ si e’ cominciato con una bordata a colei che ha piu’ alzato la voce moralizzatrice in queste ore, Marine Le Pen. L’avvocato che apri’ il conto in Svizzera a Cahuzac, a quanto sembra, e’ un suo fedelissimo. Ma gli esempi di malcostume e delirio di onnipotenza, di sentimento di impunita’ della casta e di corruzione spicciola sono all’ordine del giorno in un paese che e’ sempre andato fiero del funzionamento del suo apparato statale e del controllo dei cittadini sui politici. Dopo il caso del socialista Dominique Strauss-Kahn, finito in carcere per stupro dopo un torbido passato emerso solo dopo la sua caduta, le inchieste a carico della casta si sono moltiplicate. Soltanto negli ultimi giorni, e’ toccato a Christine Lagarde, ex ministra dell’Economia, poi subentrata al posto di Strauss-Kahn al vertice del Fondo monetario internazionale: per lei addirittura perquisizione domiciliare ordinata dai giudici che indagano sul suo arbitrato nel contenzioso a suon di centinaia di milioni fra il miliardario Bernard Tapie e la banca Credit Lyonnais. Meno scintillante ma durissima per il Partito socialista, la vicenda del ‘boss’ del PS a Marsiglia Jean-Noel Guerini, finito ieri in stato di fermo per malversazioni e loschi rapporti con la malavita locale.
Cahuzac e la sua menzogna ripetuta e poi sbugiardata rischiano pero’ di essere in questo momento il detonatore di una crisi profondissima per Hollande, gia’ al minimo dei sondaggi prima dello scandalo. Sempre Le Monde, oggi spietato, scrive che ‘agli occhi dei francesi, il presidente o e’ ingenuo e incompetente, oppure ha coperto in qualche modo la menzogna. In entrambi i casi, la colpa e’ pesante’.
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