Francesco De Gregori, uno degli “storici” cantautori italiani, intervistato dal Corriere della Sera, parla anche di politica: “continuo a pensarmi di sinistra. Sono nato lì. Sono convinto che vadano tutelate le fasce sociali più deboli, gli immigrati, i giovani che magari oggi nemmeno sanno cos’è il Pd", spiega De Gregori, che però è anche convinto che ormai sinistra in Italia voglia dire quasi solo “piste ciclabili” e “sindacalismo vecchio stampo, novecentesco, a tratti incompatibile con la modernità”. Una sinistra “che agita in continuazione i feticci del ‘politicamente corretto’, una moda americana di trent’anni fa, e della ‘Costituzione più bella del mondo’. Che si commuove per lo slow food e poi magari, en passant, strizza l’occhio ai No Tav per provare a fare scouting con i grillini. Tutto questo non è facile da capire, almeno per me".
L’esecutivo di larghe intese? Il governo Letta “non piace a nessuno. Ma credo fosse l’unico possibile”, commenta De Gregori, contento “che non si sia fatto un governo con Grillo e magari un referendum per uscire dall’euro. Se poi molti nel Pd volevano governare con Grillo – e io non sono d’accordo – non è un dramma. Ora il Pd è di moda occuparlo, prendere la tessera per poi stracciarla. Non ne posso più di queste spiritosaggini".
E Matteo Renzi? Per il cantautore, il sindaco di Firenze “è uno che ha sparigliato. Se il Pd avesse candidato lui probabilmente avrebbe vinto. Ma la scelta del termine rottamazione non mi è mai piaciuta, mi è sempre parsa volgare e violenta. E poi non sono più disposto a seguire nessuno a scatola chiusa".
C’è anche spazio per parlare di Silvio Berlusconi, “fondamentalmente un uomo d’azienda. Nel suo campo e nel suo tempo una persona molto abile, non un vecchio padrone delle ferriere. Ha fatto politica solo per proteggere i suoi interessi, senza avere nessun senso dello Stato, nessun rispetto per le regole e, credo, con alle spalle una scarsa cultura generale. I risultati sono sotto gli occhi di tutti. È imputato di reati gravi e si è difeso dai processi più che nei processi. Che altro vuole sapere? Aveva ragione l`Economist: Berlusconi era inadatto a governare l’Italia. Mi chiedo però anche se l’Italia sia adatta a essere governata da qualcuno". Detto questo, l’artista confessa di avere seguito “con crescente fastidio e disinteresse l’accanimento sulla sua vita privata. Forse potevamo farci qualche domanda in meno su Noemi e qualcuna di più sull’Ilva di Taranto? Pensare di eliminare Berlusconi per via giudiziaria credo sia stato il più grande errore di questa sinistra. Meglio sarebbe stato elaborare un progetto credibile di riforma della società e competere con lui su temi concreti, invece di gingillarsi a chiamarlo Caimano e coltivare l’ossessione di vederlo in galera”.
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