Nel Popolo della libertà adesso e in Forza Italia dopo la leadership di Silvio Berlusconi è indiscussa e indiscutibile. Indiscussa perché è stata conquistata a suon di voti. Milioni di milioni di italiani in venti anni hanno sempre dato fiducia a un uomo che incarna un’idea di società e di Stato condivisi, nel nostro Paese, dalla maggioranza dei cittadini. Indiscutibile, perché ad oggi nessuno ha dimostrato, tanto nelle urne quanto in Parlamento, di possedere un carisma così forte e decisivo da giustificarne la successione diretta.
A tal proposito bisogna fare chiarezza su questo specifico aspetto. Fino a quando Silvio Berlusconi sarà in campo ogni discussione è fuori luogo, inutile e destabilizzante, soprattutto per il nostro elettorato. Al momento, fino a prova contraria, non solo è in campo ma ha anche la fascia da capitano. E in una squadra non esistono, né possono convivere, due capitani.
Se e quando Silvio Berlusconi deciderà di ‘appendere le scarpette al chiodo’, allora sarà possibile discutere di successione. Tuttavia, è bene fin da adesso sottolineare che bisogna scindere le due figure di candidato alla Presidenza del Consiglio del centrodestra e segretario o presidente di Forza Italia. Nel primo caso la decisione dovrà essere demandata ai nostri elettori e lo strumento delle primarie è certamente quello più idoneo. Il vertice del partito, invece, non può che essere scelto dall’unico organo deputato a farlo: l’assise congressuale, preceduta da quelle locali. In un partito adulto a guidare ogni scelta non può che essere il principio legato alla rappresentanza effettiva nei territori. Pertanto, sarebbe auspicabile che le due figure non coincidano, rappresentando esigenze e momenti decisionali diversi.
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