"Io ho passato un anno bruttissimo, ma adesso voglio dirvi che sono in campo. Sono piu’ forte". Silvio Berlusconi è pronto a tornare in prima linea. "All’inizio del prossimo anno avro’ l’agibilita’ politica e quindi potro’ candidarmi". Il Cav, durante il Comitato di presidenza di Forza Italia a palazzo Grazioli, sarebbe tornato a lamentarsi dei giudici. "C’e’ una questione di cui non posso parlare. Ma io – avrebbe aggiunto – sono un martire. Mi hanno attaccato, hanno attaccato la mia famiglia, il mio patrimonio e mi hanno tolto il diritto di voto".
Silvio nega l’esistenza di un “cerchio magico” e poi smentisce i sondaggi che vedono Forza Italia sprofondata al 13% dei consensi. E, nel corso del comitato di presidenza riunito a palazzo Grazioli, assicura: "Siamo sopra il 17%". Stoccata a Ncd: "Se si allea con la sinistra va allo 0,4%".
Quelli del Nuovo Centrodestra sono tutti “traditori”, per questo alle Regionali non ci sara’ un’alleanza tra Ncd e Forza Italia. L’ex premier avrebbe parlato anche della Lega Nord, definendo il segretario Matteo Salvini "un demagogo di cui tenere conto".
Primarie? Il Cav è disposto a prendere in considerazione “solo se c’è un problema oggettivo a trovare un candidato nella coalizione”. Berlusconi avrebbe ribadito tutte le sue perplessità sulle primarie, uno strumento che andrebbe utilizzato solo in extremis, in mancanza cioè di un candidato premier di coalizione. Per il leader azzurro le primarie, in generale, non vanno bene perchè possono prestarsi a manipolazioni, come è accaduto per i casi di De Magistris e Pisapia.
Il patto del Nazareno non si tocca e nessuno sconto sulla politica economica, a cominciare dalla riforma del lavoro. Berlusconi dà la linea politica e avverte il governo Renzi. Il Cav avrebbe raccontato di aver avuto dal partito pieni poteri sulla gestione del pacchetto delle riforme, assicurando che rispetterà l’accordo siglato con il Pd. Da qui l’invito ad andare avanti sulle riforme, dando, però, filo da torcere con un’opposizione netta su tutti gli altri temi.
Forza Italia mantiene gli impegni presi sulle riforme anche perche’, con i numeri di cui dispone a Camera e Senato, tirarsi indietro significherebbe diventare ininfluenti. "Chi critica la decisione di mantenere fede al patto sulle riforme – avrebbe detto B – dovrebbe fare attenzione ai rischi dei numeri: noi siano il 18% al Senato e l’11% alla Camera quindi non abbiamo il potere di influire diversamente. Se ci tiriamo indietro, le riforme se le fanno per conto loro. Vi invito a riflettere sui rischi del tirarci indietro".
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