Situazione sempre più complicata in Egitto. L’ultima notizia è quella che parla di un ultimatum dell’opposizione rivolto al presidente Mohamed Morsi: lascia il potere entro le 17 di martedì, scrivono i ribelli in un comunicato, o sarà “disobbedienza civile”. “Diamo a Mohamed Morsi tempo fino alle 17 di martedì 2 luglio per lasciare il potere e permettere alle istituzioni statali di preparare le elezioni presidenziali anticipate” si legge nel comunicato dei Tamarod (Ribellione) pubblicato su internet. Se Morsi non lascerà il potere, “sarà l’inizio di una campagna di disobbedienza civile”.
Intanto nelle ultime ore diversi membri del governo hanno lasciato il loro incarico per unirsi ai manifestanti. Hanno presentato le loro dimissioni i ministri di turismo, telecomunicazioni, ambiente, risorse idriche e relazioni col parlamento. I Ribelli, dopo avere accolto positivamente il comunicato delle Forze armate, hanno chiesto ai manifestanti di restare in piazza fino alle dimissioni di Morsi.
L’esercito sta dalla parte del popolo: “Il popolo vuole la caduta del regime”. Dunque, le forze armate hanno dato alle forze politiche 48 ore di tempo per rispondere alle richieste della popolazione, che vuole uscire dalla crisi. Trascorso questo periodo di tempo, saranno obbligate a presentare una road map la cui applicazione sarà controllata “direttamente”.
La situazione dell’Egitto varca l’oceano e arriva fino agli Stati Uniti. Il presidente americano, Barack Obama, assicura: aiuti all’Egitto solo con il dialogo e senza violenze. “Siamo tutti preoccupati per la situazione in Egitto”, ha detto Obama, aggiungendo che la politica degli Stati Uniti è di dialogare con il governo eletto democraticamente, ed esortando il presidente Morsi a proseguire assieme all’opposizione sulla strada delle riforme democratiche. Obama ha aggiunto che gli aiuti all’Egitto saranno dati solo se sarà rispettata la legge, se il governo ascolterà l’opposizione e se non sarà usata la violenza.
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