Dalla mafia romana al sistema elettorale – di Marco Zacchera

Tra le tante mail della settimana ho ricevuto anche la testimonianza personale di un lettore romano de IL PUNTO sulla “Mafia Capitale” che introduce una questione seria: come mai gli inquirenti ci hanno messo 15 anni a scoprire queste cose?

Commistioni inquietanti e troppi dubbi, come chiedersi – se è vero che Carminati era consigliere di amministrazione di 16 cooperative e risultava nullatenenente – chi controlla allora l’anagrafe tributaria.

A che cosa serve avere una burocrazia e una legislazione asfissiante che bloccano gli appalti puliti e le scelte delle persone oneste se alla fine il malaffare nasce proprio dalle complessità dei bandi che portano a motivare le “scorciatoie”? Insomma, chi controlla i controllori ?

Aggiungo che è forse la volta buona di guardare dentro e fino in fondo al “buco nero” che sono le tante, troppe “false cooperative” che coprono lo sfruttamento dei soci per il business dei loro padroni occulti e che alla fine distruggono il lavoro vero, serio, coscienzioso di “cooperative vere” dove invece tante persone si impegnano sinceramente per il progresso degli altri, “ultimi” compresi.

Si apre però un’altra questione, ovvero che adesso – con la scusa di combattere la mafia – si vuol far passare il nuovo sistema elettorale senza possibilità di scelta per i cittadini “perché servono candidati capilista bloccati di cui ogni partito possa ben controllarne l’onestà” come sostengono alcuni degli uomini più vicini a Renzi.

Mentre il Pd di Roma si dimostra il più corrotto di tutti, compresi troppi uomini vicino a Marino, questo concetto è assurdo perchè vorrebbe dire che i partiti non sono in grado di controllare tutti i candidati di una “mini-lista di collegio” ovvero di 4-6 persone al massimo. Così, con la scusa di combattere la mafia, si blocca la democrazia e si vogliono far eleggere deputati tutti amici dei vari leader sbarrando ogni dissenso. Questa sì che sarebbe dittatura, ed è ben strano che in pochi se ne accorgano, nonostante le chiare indicazioni della Corte Costituzionale.