Roma – Ignazio Marino? “È un sindaco eletto da pochi intimi”. Non ha dubbi Fabrizio Santori, capogruppo de La Destra in Regione Lazio, un passato nel PdL, alleato di Gianni Alemanno in Campidoglio, nel sottolineare come l’elezione del nuovo primo cittadino della capitale d’Italia sia stata determinata, almeno in parte, dalla delusione degli elettori di centrodestra, pur riconoscendo i meriti dell’avversario. Noto per la sua ‘opposizione’ in seno alla stessa maggioranza capitolina, Santori ha spesso alzato la voce in consiglio comunale contro politiche e scelte da lui ritenute infruttuose e, all’indomani della debacle elettorale, può ripetere ad alta voce “io l’avevo detto”.
Santori, a Roma avete definitivamente perso i vostri elettori…
“Direi che i nostri elettori non sono proprio andati a votare. Il dato dell’astensionismo è sotto occhi di tutti, Marino è stato eletto da un quarto dei romani. È evidente che non è stato scelto da tutti, ma ammettiamo la sconfitta”.
Anche perché non potreste fare altrimenti. Si tratta di una sconfitta annunciata?
“A questo risultato hanno concorso molteplici fattori, il primo sta nel fatto che Alemanno non è riuscito a creare il giusto entusiasmo. In questi giorni, parlando con la gente che non è andata alle urne, ho avuto modo di comprendere che questa assenza è stata dovuta alle promesse elettorali non mantenute, alla quotidianità romana non risolta. Parliamo dei soliti temi, dai nomadi ai trasporti, alle buche. Si tratta di questioni aperte nel 2008, che non sono state chiuse nel 2013”.
La verità è che si è avverato quanto lei pronosticava da tempo…
“Sì, ho lanciato più volte il campanello d’allarme e l’ho ribadito con fatti concreti, ad esempio candidandomi alle primarie che poi non sono state fatte. Si è trattato di un errore di valutazione da parte del Pdl, legato a correnti del partito che hanno imposto nomi che, a sua volta, Alemanno ha accettato. I vari cambi di assessori e amministratori delegati hanno creato amarezza e disillusione. Dobbiamo ricostruire il rapporto col territorio, lo faremo e lo farò fin da subito con un’opposizione responsabile, ma dura sui temi non negoziabili”.
Quali sono i “temi non negoziabili”?
“Difenderemo gli animalisti. Marino rappresenta valori lontani anni luce da noi, è personaggio legato a un passato ambiguo”.
Che cosa intende per “ambiguo”?
“Intendo dal punto di vista politico e scientifico, non personale. Il fatto che sia a favore dell’eutanasia ma poi vada dal Papa a farsi la foto con lui lo rende ambiguo ai miei occhi”.
All’improvviso siete diventati tutti animalisti nel centrodestra.
“O si è o non si è animalisti, io lo sono sempre stato. La lotta sui diritti degli animali è uno dei tanti fattori. Rendo onore al merito perchè la vittoria c’è stata, bisogna essere sinceri e duri nell’analisi del voto e del centrodestra a Roma e in Italia”.
E che cosa emerge da questa dura analisi del centrodestra?
“Emerge un dato preoccupante, il centrodestra non riesce a stare senza Berlusconi e questo non va bene. Lui non è stato presente nelle amministrative e abbiamo perso, questo dovrà significare qualcosa. Nel corso del tempo si sono sempre trovate giustificazioni a questa situazione, ma è giunto il momento di analizzare le responsabilità, bisogna azzerare la classe dirigente e sostituirla con volti nuovi, l’Italia è piena di bravi e giovani esponenti di centrodestra”.
Chi sono i vecchi nomi da eliminare? Siete alla resa dei conti?
“Penso ai cosiddetti ‘colonnelli’ di Forza Italia, da Gasparri a Matteoli, passando per La Russa e a tutti coloro che hanno contribuito a questa sconfitta, in questo contesto salvo solo Storace”.
Che è l’unico che non proviene da Forza Italia o An, le due forze mai tramontate che stanno spaccando i centrodestra a Roma.
“È l’unico che si è mantenuto sempre a destra, preservandone i valori”.
Tornerà a chiedere le primarie?
“Ora è il momento di unirsi, ci sono cinque anni per fare opposizione e formare una nuova classe dirigente, ora bisogna vedere se c’è anche la volontà. Penso che non interessi, ad esempio, a un Cicchetto qualsiasi, che ancora torna in tv e porta la gente a cambiare canale. Prendiamo esempio dal Pd, dove tanti candidati hanno vinto dopo le primarie combattute sul territorio e, ieri, hanno battuto i vecchi del Pdl”.
Lei è il nuovo Alemanno? Nel 2018 la vedremo candidato in Campidoglio?
“No, non mi accoppiate con Alemanno. Il cambiamento non deve venire da una singola persona, ci sono molti giovani validi e dobbiamo ripartire da lì, con una ricostituente della destra che, ora, è troppo frammentata. L’importante è che non ci siano i soliti volti che hanno devastato la destra”.
Discussione su questo articolo