Giuseppe Civati, leader di Possibile, è intervenuto ai microfoni di Radio Cusano Campus. “A me sarebbe piaciuto capire quali sono i progetti per le città, invece ci si è fermati ad una lettura molto superficiale, tipo ‘abbiamo vinto noi’ – ha affermato -. Non spiegano perché il Pd abbia perso tanti voti o perché il M5S stravince a Roma e fallisce a Milano. C’è un bellissimo dato di D’Alimonte secondo cui Fassino avrebbe perso il 30% del suo elettorato di centrosinistra e ne avrebbe recuperato un altro 30% di moderati. Questa trasformazione politica del Pd ha portato con sé anche una trasformazione sul piano elettorale. I voti della sinistra non sono andati a noi, ma al Movimento 5 Stelle”.
“Purtroppo le candidature di Fassina e Airaudo non sono andate bene. A Roma avevo idee diverse e non mi hanno ascoltato, a Torino confidavo su un risultato migliore di Airaudo. L’unico dato un po’ soddisfacente, almeno nelle grandi città, è quello di Bologna dove i voti alla sinistra non sono andati tutti perduti. Le città più piccole sono interessanti soprattutto al sud dove i candidati outsider sono andati molto bene, come a Caserta dove un indipendente di sinistra ha sfiorato il 20% e a Rossano Calabro, dove c’era un candidato bipartisan Pd-Forza Italia, e un giovane candidato di sinistra è riuscito a sfiorare il ballottaggio. Questo significa che, come scrive Saviano, il problema della rappresentanza al sud sta diventando allarmante, c’è una specie di partito di sistema, guidato dal Pd o da Forza Italia, e la gente non ne può più”.
“I risultati ci dicono che l’unità della sinistra di per sé non spiega nulla, perché a Torino eravamo tutti uniti eppure non è andata bene. Forse è il modello che non funziona e non è sufficiente dire che siamo di sinistra e non stiamo più con Renzi. Forse bisogna spiegare meglio qual è il nostro modello di politica e di società e su questo bisognerebbe confrontarsi con il Movimento 5 Stelle che è carente da questo punto di vista e possiamo recuperare qualcosa. Noi possiamo dare informazioni più precise su una politica economica e del lavoro più strutturata. Io consiglio di non fermarsi all’identità, alla nostalgia, ma cercare di contendere voti al Pd e al M5S”.
“Anche sul referendum costituzionale bisogna risolvere l’equivoco. C’è una fetta del Ni come quella di Bersani. Il ni aiuta Renzi, questo è chiaro. Quando ho rischiato di essere toppo ni anche io me ne sono andato. Oggi sono quasi caduto dalla sedia leggendo che Verdini sia un problema solo perché non porta i voti; se invece vincevano con Verdini andava bene Verdini”.“Cosa cambierebbe se alla segreteria del Pd non ci fosse Renzi ma la Serracchiani? Se Renzi ha un suo segretario che farebbe scelte assieme a lui non cambierebbe nulla. Io vorrei capire una sfida che sia comprensibile. La gente mi dice che è spaesata, non capiscono perché votare uno o votare l’altro. Non c’è un’alternativa credibile nella massa e nelle formule. Vedo un sacco di sinistra che è alleata con Renzi. A Torino magari sono contro Fassino, ma a Milano appoggiano Sala. Serve un’alternativa rigorosa, credibile, non disposta ai compromessi. Facciamo in modo che ci siano persone, contenuti politici. Invece è molto politicista l’alleanza tra Civati e Sel. Referendum? E’ una questione fondamentale, ma oltre a quello c’è anche una prospettiva di governo da indicare. Mandiamo via Renzi, ma per fare che cosa? Dobbiamo dare risposta a questa domanda”.
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