Non sono bastate le tre ore di riunione serale alla presenza del ministro per i Rapporti con il Parlamento Luca Ciriani per trovare, all’interno della maggioranza, la quadra sul dl cittadinanza.
Così, i senatori impegnati sul decreto (che è all’esame della commissione Affari costituzionali di Palazzo Madama), si sono ritrovati questa mattina, fino all’inizio della chiama sulla fiducia al dl Pa.
La soluzione, però, anche secondo quanto appreso dal relatore Marco Lisei (FdI), che non ha inteso rilasciare dichiarazioni, ancora non c’è.
Si susseguono, dunque, le riunioni, per ragionare sulle ipotesi di riformulazione in arrivo dal Governo.
Il nodo è quello già segnalato la scorsa settimana da diverse agenzie di stampa – e da noi di ItaliaChiamaItalia – relativo ad un emendamento della Lega che propone di sopprimere, tra i requisiti per avanzare nuove richieste di cittadinanza, il riferimento alla nascita in Italia o alla residenza per almeno due anni prima della nascita del figlio da parte di uno dei genitori-cittadini del richiedente.
La Lega è contraria perché, aveva spiegato il proponente dell’unico emendamento del Carroccio Paolo Tosato, preferirebbe un testo che “non introduca nuove forme di riconoscimento della cittadinanza legate alla residenza di due anni”.
Sul punto trova l’asse con il MAIE di Ricardo Merlo, con la medesima richiesta avanzata dal senatore Mario Borghese, eletto nella circoscrizione estera dell’America latina.
Per la Lega, ha partecipato questa settimana alle riunioni la capogruppo in Affari costituzionali Daisy Pirovano, che, al termine dei lavori, ha spiegato che “si sta ragionando insieme su come migliorare il testo”.
Le prime ipotesi sarebbero già sul tavolo.
Intanto, secondo quanto si apprende, ci sarebbe un’apertura sulla possibilità, per i cittadini stranieri non residenti in Italia, con figli già cittadini, di continuare a trasmettere la cittadinanza anche a figli nati successivamente all’entrata in vigore del decreto. Poi, si ragionerebbe anche su come limare il requisito della nascita in Italia o della precedente residenza in Italia dei genitori dei richiedenti.
Insomma, secondo fonti ufficiose si sta ragionando sulle possibili revisioni del requisito dei due anni di residenza, magari legandolo anche a legami effettivi correlati, ad esempio, alla frequentazione di scuole italiane all’estero.
Non si esclude, inoltre, che possa effettivamente saltare il riferimento alla nascita in Italia, ma le interlocuzioni sono appunto ancora in corso.
In commissione, intanto, il testo è stato iscritto nel calendario dei lavori di domani, giovedì 8 maggio: la Affari costituzionali dovrebbe avviare il voto sugli emendamenti e pertanto, entro domani, dovrebbero arrivare i pareri ancora attesi da parte del Governo; la maggioranza punterebbe dunque a trovare l’intesa.