Mentre si continua a discutere del decreto cittadinanza fortemente voluto dal ministro degli Esteri Antonio Tajani e votato all’unanimità dal Consiglio dei ministri, all’esame della commissione Affari costituzionali del Senato risultano 106 gli emendamenti presentati al decreto che riforma la legge sulla cittadinanza ius sanguins e che ha gettato nella confusione e nel panico gli italiani nel mondo e i loro discendenti.
Nel dettaglio, allo scadere del termine per le modifiche – ore 13 di martedì 22 aprile – risultano 24 emendamenti proposti dal centrodestra, fra cui uno della Lega, 6 di Forza Italia e 13 di Fratelli d’Italia.
Da parte di FdI, molte modifiche si concentrano sulla cittadinanza riconosciuta agli avi, ma limitando a due (e non tre) le generazioni all’indietro e aggiungendo il requisito della residenza in Italia per almeno due anni continuativi.
L’unico emendamento della Lega è più mirato: secondo fonti parlamentari leghiste, riporta l’agenzia Ansa, l’obiettivo è chiarire che la riforma agisce nel perimetro dello ius sanguinis, che la trasmissione della cittadinanza fra genitore e figlio è automatica – ci mancherebbe altro! – e che è italiano chi ha il nonno cittadino italiano, escludendo però l’espressione “nato in Italia”.
Una proposta, quella del Carroccio, che è totalmente in linea con la visione del MAIE di Ricardo Merlo, che infatti ha presentato emendamenti proprio con l’obiettivo di eliminare le parole “nato in Italia”.
Gli emendamenti delle opposizioni sono molto più numerosi: nel dettaglio, 42 del Pd, 17 dal M5s, 13 da Italia viva e 4 di Avs.
Il decreto varato dal governo lo scorso 28 marzo è al vaglio del Senato in prima lettura e va convertito in legge entro il 27 maggio.
Diverse le forze politiche che hanno annunciato battaglia in Parlamento. Gli eletti all’estero, soprattutto, sembrano essere (quasi) tutti d’accordo: questo decreto così com’è non va affatto bene, va modificato. ItaliaChiamaItalia continuerà a mantenere informati i propri lettori su quello che è un tema sentitissimo dalle nostre comunità oltre confine.