Il presidente dell’Inps Tito Boeri rivendica "un ruolo propositivo e non solo esecutivo" dell’istituto previdenziale, lancia un campanello d’allarme sul "rischio abuso dei voucher" e insiste sulla necessita’ di non versare piu’ prestazioni di natura assistenziale agli italiani che vivono all’estero. Dal Centro Internazionale di formazione Oil di Torino, dove viene presentato il bilancio sociale dell’Inps piemontese, Boeri avverte inoltre che non tutti avranno entro il 2015 la cosiddetta ‘busta arancione’, l’informativa sulla situazione previdenziale personale: il governo non ha concesso infatti l’autorizzazione a superare il vincolo di spesa. "Non c’e’ alcuna espansione o allargamento del ruolo dell’Inps, c’e’ solo la volonta’ di sfruttare al meglio le risorse di cui disponiamo", spiega. "Le nostre proposte non sono mai andate al di la’ del nostro mandato. C’e’ stato chiesto di formulare delle proposte per la riforma del sistema pensionistico. Le abbiamo presentate a giugno, poi il governo ci ha chiesto di renderle pubbliche e noi lo abbiamo fatto". Boeri ricorda che "circa il 40% delle persone che ricevono il voucher ha questo come unica fonte di reddito. E’ preoccupate perche’ il voucher non da’ le stesse garanzie di altre forme contrattuali. Dovrebbe essere una forma accessoria, il secondo o terzo lavoro. Invece tende a diventare l’unico . L’Inps ha cominciato a monitorare questa situazione".
Poi attacca: "Si dice che non abbiamo i soldi per garantire una rete di protezione sociale, un reddito minimo alle persone per impedire di cadere in poverta’ e andiamo ad alleggerire il peso della spesa assistenziale degli Stati Uniti, del Canada e dell’Australia. M’interrogo sulla necessita’ di versare prestazioni di natura assistenziale a chi vive all’estero. Ogni anno versiamo 20 milioni negli Usa, 16 in Canada e 30 in Australia, tutti Paesi che hanno una rete di protezione sociale di base che non esiste in Italia. E’ paradossale".
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