L’Europa da gabbia dorata si sta trasformando in un macabro luogo fatto di numeri e bilanci. Il cappio che ci lega a questo contratto capestro si chiama austerity. E questo rigore, applicato ad una economia in lenta e perenne recessione, non porta che ad una spirale negativa dei redditi, del lavoro e della domanda.
Il Cavaliere detta la linea: “Iva e Imu vanno scongiurati, perché s’è instaurata una psicologia negativa che penalizza i consumi, il mercato e l’occupazione. E’ mai possibile che nel bilancio di uno Stato non si possa tagliare l’1% dei costi? Ovvero quegli 8 miliardi necessari ad evitare il rincaro dell’aliquota Iva e l’abrogazione dell’Imu prima casa. Bisogna andare in Europa a dire che o si dimenticano per il momento il fiscal compact ed il limite del 3% al deficit, oppure ci mandino via dall’Unione. Però, vi ricordo, che noi versiamo 18 miliardi di euro a fronte di un ritorno di 10”. Un monito che suona l’allarme nel governo Letta, sfibrato delle faide interne al PD ed incapace di mantenere gli impegni presi con i colleghi d’avventura. Questa esperienza, così come quella Monti, ci insegna che le larghe maggioranze spesso sono più fragili di quelle abbarbicate a pochi, ma compatti, scarti di vantaggio.
Lo sa bene il Partito Democratico, già incapace di governare le proprie correnti, figuriamoci una collaborazione con l’arcinemico per eccellenza, il non plus ultra dei berlusconiani, Silvio in persona.
Ad Arcore il nervosismo monta con decisione. La tensione si taglia a fette, gli elettori azzurri conoscono una sola religione. Quella del mantenimento degli impegni e non concederanno una seconda defaillance al Popolo della Libertà, dopo aver abiurato il proprio credo nel precedente governo. Rinnovare il movimento partendo da uno schiaffo sul programma, B non può certo permetterselo. Governo avvisato, mezzo salvato.
Twitter @andrewlorusso
Discussione su questo articolo