‘Silvio Berlusconi non venne ‘scalzato’ da Palazzo Chigi. Quasi un anno fa si risolse a lasciare la guida del governo – senza alcun voto di sfiducia – e a passare timone (e campanellina presidenziale) a Mario Monti, prendendo atto dell’evidente impossibilita’ del suo esecutivo (il quarto da lui guidato in 18 anni) di fare cio’ che doveva esser fatto per salvare l’Italia arrivata sull’orlo di un baratro economico-finanziario’: lo scrive il direttore di Avvenire, Marco Tarquinio, rispondendo alla lettera di una lettore. ‘Fu la presa d’atto di una sconfitta nell’azione di governo – prosegue il direttore del quotidiano della Cei -. E una scelta opportuna’. Per Tarquinio, fu invece, ‘meno opportuno’ dar vita a ‘un governo solo tecnico e non anche tecnico-politico, come anche questo giornale provo’ a suggerire, prevedendo le difficolta’ a cui un governo formalmente e sostanzialmente non-politico sarebbe andato incontro nel rapporto con il Parlamento e nell’interpretare la essenziale relazione con le parti sociali. Manco’ in quel passaggio un’ulteriore, e a mio avviso indispensabile, dose di generosita’, anche se molta ne era stata messa in campo da partiti (Pdl, Pd e Udc) che fino al giorno precedente si erano affrontati a muso duro e anche durissimo’. ‘L’azione di risanamento – conclude Tarquinio – non ne avrebbe sofferto, quella di spinta alla ripresa ne sarebbe stata probabilmente rafforzata. Non ce n’e’ la controprova. Ma, per quel che vale, io penso che abbiamo pagato e stiamo ancora pagando un prezzo (politico e riformatore) per quell’impegno incompleto’.
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