Questo Natale 2016 vogliamo dedicarlo in particolare alla nostra connazionale Fabrizia Di Lorenzo, giovane esemplare, orgoglio della sua famiglia e del nostro Paese. Alle famiglie di tutte quelle persone che hanno perso la vita in un attentato terroristico. Agli altri che sono morti a Berlino, ma anche a Nizza, schiacciati da un camion lanciato a tutta velocità sulla folla festante, e alle tante vittime delle Torri Gemelle mai dimenticate. Dolore, commozione e ricordo indelebile per tutti gli innocenti uccisi dalla follia dell’uomo.
Non può esistere perdono per chi compie questi massacri. A Natale siamo tutti più buoni, ma non possiamo esserlo con loro, mai. Menti malate, drogate di fanatismo religioso, persuase che una strage contro quelli che chiamano infedeli possa avvicinare a Dio per l’eternità. Un dio guerriero e vendicatore può esistere solo nelle società primitive, quelle che attribuiscono agli dei caratteristiche umane. È un problema culturale, prima di tutto. E difficilmente si può sconfiggere solo con le armi. Anche perché il nemico che ci troviamo a combattere non è un punto sulla mappa geografica, è un nemico invisibile e può essere ovunque.
I terroristi crescono nei nostri Paesi, hanno il nostro stesso passaporto. Sono spesso le seconde generazioni ribelli di immigrati rispettosi delle nostre leggi. Oppure sono profughi a cui diamo asilo senza se e senza ma, convinti come siamo della necessità morale di accogliere. Sono loro le bombe umane pronte a dilaniarci durante i momenti più normali della nostra vita quotidiana, mentre facciamo shopping, quando prendiamo un caffè con l’amico seduti al bar, nel momento in cui passeggiamo con le nostre famiglie nel centro delle nostre città. Doppiamente traditori, del Dio cui inneggiano e del Paese che li ospita.
Un attentato ormai è breaking news in tutto il mondo per qualche ora, per qualche giorno, e poi ne arriva un altro. Le notizie si accavallano.
Pensiamoci: quante volte, durante tutto il 2016, abbiamo parlato di attentati e attacchi terroristici? Moltissime, facciamo fatica a ricordare il numero esatto. Terrorismo è una parola sempre più presente nel mondo dei media. Forse ci siamo persino assuefatti a questo genere di episodi, le nostre reazioni sono diventate più fredde, come se la vita fosse un video gioco. Quando è la vita degli altri.
Ma immaginiamo per un attimo se ciò accadesse nel centro di Roma, in via del Corso magari, proprio in questi giorni di shopping natalizio. O a Piazza Navona, la piazza dei bambini nei giorni di festa. Davvero lo giudicheremmo normale? Quale effetto avrebbe su di noi una notizia del genere? Ci sentiremmo accerchiati, impotenti, già sconfitti, avvolti dalla paura.
Ecco, Berlino è qui. A due passi. Berlino è Roma e i berlinesi siamo noi. E’ un attimo, ci vorrebbe davvero poco. Personalmente mi spaventa il solo pensare a una roba del genere, una scena che non mi piace nemmeno avere in testa. Cosa voglio dire? Non abituiamoci. Restiamo vivi. Umani. Non sono titoli di giornale, quei numeri, ma persone che non ci sono più, famiglie che piangono i propri cari e trascorreranno il peggior Natale della loro vita. A loro, a tutti loro, va il nostro più caldo abbraccio.
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