Appena seppi i risultati della recente tornata elettorale per il rinnovo del parlamento italiano, scrissi un sentito messaggio al Sig. Beppe Grillo, che ripropongo aggiornato e arricchito di argomentazioni.
Sig. Grillo, rispetto le opinioni del 25% di italiani che allora lo hanno votato, hanno avuto parecchie ragioni valide per farlo. I suoi deputati-senatori/dipendenti neo eletti sono giovani, hanno lauree recenti, si sentono duri e puri e vogliono cambiare il modo di fare politica. Per farlo, però, ci vuole molto di più di un quarto dei consensi degli elettori. In attesa che il numero dei suoi dipendenti eletti raggiunga la maggioranza necessaria per governare, ritengo utile cercare di capire il disegno politico M5S. La sua democrazia diffusa dovrebbe consistere nella manifestazione della volontà popolare nel web. Ciò significa che lei priverebbe la democrazia rappresentativa degli strumenti tradizionali. Idea profondamente discutibile, anzi orripilante, considerando la gestione carismatica, dittatoriale del M5S, in cui decidono tutto un paio di capi che non devono rendere conto a nessuno. Se il partito funziona in questo modo, secondo lei anche tutto il resto dovrà funzionare così. Mi sbaglio? A ciò si aggiunge la brillante idea seguente: “Gli eletti M5S al parlamento sono dipendenti a progetto”. Solo due di essi, scelti dai deputati e senatori eletti, sono autorizzati a parlare in nome del M5S, dopo aver concordato che cosa dire con i capi del movimento, esterni al gruppo degli eletti. Articolo 67 della Costituzione: “Ogni membro del Parlamento rappresenta la Nazione ed esercita le sue funzioni senza vincolo di mandato”. Per quali misteriose vie si può arrivare da questo articolo del testo fondante della repubblica italiana all’idea di dipendenti a progetto, francamente mi riesce un po’ duro da capire.
Quando si incominciò a parlare di costi della politica, parlamento troppo numeroso, stipendi e prebende esageratamente oltre la media europea, Gianfranco Fini lanciò un ammonimento che allora sembrava ozioso, oggi un po’ meno, anzi sembra una profezia: “Attenzione al discorso dei costi, oggi si parla di costi della politica, domani qualcuno parlerà dei costi della democrazia”. Lei è riuscito a fare questo, ha dichiarato che il Parlamento è una tomba maleodorante e che va seppellito. In cambio di che?
Sono nata nel 1940, pensionata inutile, da seppellire insieme con le sue idee, vero? Però è una data storica, è l’anno dell’entrata in guerra dell’Italia a fianco della Germania nazista. I suoi giovanissimi dipendenti neolaureati hanno studiato scienza e tecnologia e forse non se lo ricordano. Che studino la storia, fa bene alla salute mentale. Sono molto affezionata al nostro parlamento, alla nostra costituzione, art. 1: “L’Italia è una repubblica democratica fondata sul lavoro. La sovranità appartiene al popolo, che la esercita nelle forme e nei limiti della Costituzione”. Cioè attraverso un parlamento eletto, da me e da tutti gli altri, che deve esprimere il governo dello stato. Oltre questo punto io non vado, proprio in memoria di quella guerra in cui sono nata, e da cui faticosamente uscimmo. Questo articolo è la mia stella polare. Oltre c’è una nebulosa che non mi appartiene e non voglio che esista in futuro.
Signor Beppe Grillo, negli anni ’80 mi piacevano i suoi discorsetti, lei era un clown divertente, ironico, fortemente comunicativo. Oggi, lei non mi piace proprio più, è invecchiato male. Le sue chiacchiere sono orripilanti, come orripilante per me è la sua faccia da folle esaltato, gesticolante con gli occhi di fuori. I suoi vaffa days mi ripugnano, e per fortuna ho buona compagnia. Sono una del 75% che non l’ha votata e non la voterà mai. Anzi, forzando la mia buona educazione, le auguro subito un bel vaffa, cui certamente si uniscono tante altre persone, uomini e donne che sono stati a scuola, hanno fatto buoni studi e si ricordano la storia. Quanto al suo 25%, per altro in forte calo, auguro a tutti loro di manifestare la protesta in modo costruttivo e coerente, nel rispetto delle istituzioni democratiche.
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