Il senatore Andrea Augello, in una intervista a Repubblica, fa il punto sullo scontro in Giunta sul caso Berlusconi e sull’annunciata bocciatura per il PdL: “Era evidente sin dall’inizio, visti i numeri che non sono facilmente riequilibrabili. Si poteva cercare un compromesso, e l’idea del rinvio pregiudiziale a Lussemburgo mi sembrava potesse esserlo. Può ancora esserlo". La Giunta "doveva restare fuori dalle tifoserie e trovare qualche via d’uscita per evitare che si discutesse di come abbattere il simbolo Berlusconi".
Secondo il relatore "la decadenza di Berlusconi ha un valore simbolico che va oltre la mediazione della politica e del diritto. Trasferire la questione su un piano internazionale, oltre che essere un dovere, era anche intelligente", "il relatore non può emendare la politica dall’emotività e dalla forza dei singoli. Ci vorrebbe una figura ben più carismatica. Ora spetta ai grandi attori politici e ai componenti della giunta valutare questo lavoro. Non era facile restare in equilibrio, difendere il ruolo istituzionale, non cedere alla vanità del conflitto, mantenere coi colleghi un rapporto cordiale e disteso".
Augello afferma di non avere mai parlato con Berlusconi da quando è stata emessa la sentenza e con Ghedini "solo una volta, quando la stampa diceva che era stato depositato il ricorso a Strasburgo, ma io non lo trovavo". Smentisce quindi di aver deciso con Ghedini le pregiudiziali per prendere tempo: "Non è assolutamente vero. Poi, per prendere tempo, le tecniche sarebbero state altre. Quelle pregiudiziali erano imprescindibili. Perfino la procura di Milano ha fatto un rinvio interpretativo in Lussemburgo per Berlusconi".
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