Il Jobs Act, l’Articolo 18, sono polvere negli occhi per distrarre l’opinione di massa dal vero disegno strategico che c’è dietro questa diatriba. L’esecutivo è stato abile a porre la questione dello scontro, i vecchi e nuovi assunti. Essendo quella dei precari una platea sterminata, e quella degli “iper garantiti” (statali) e “garantiti” (dipendenti del settore privato con più di 15 addetti), molto inferiore, è possibile convogliare gli uni contro gli altri. Come? Facendo credere che le tutele tolte a pochi, vengano diluite su tutti, rendendo un po’ tutti un po’ più precari. E così in un colpo solo si recidono due mondi. Quello degli “anziani lavoratori” che vedono ridursi il proprio potere contrattuale fin oggi più pesante, e i “lavoratori giovani” a cui viene tolto un futuro di garanzie e vengono inseriti in una logica ove tutele maggiori non esisteranno mai. Furto di speranza.
Sofismi, pia illusione.
Innanzitutto è bene ribadire che l’articolo 18 levato al padre, non gioverà per nulla sul figlio. Ancora, dire che le tutele siano una tegola dalla dimensione fissa, che se spostata per un verso scopre l’altro, è assurdo ed illogico. Della serie “anche se tiri, la coperta è corta”. Non parliamo di danari o di oggetti materiali, da spostare da un fondo, un cassetto, ad un altro. Ma di egida legale e legislativa. Tuttavia, all’esecutivo reificare il concetto (prendere per concreto l’astratto) torna utile ai fini della demagogia.
Pensateci bene, noi giovani siamo la prima generazione che ha meno dei suoi predecessori. E andrà sempre così, sempre peggio, visto che il sistema in cui ci siamo ingabbiati ha ingessato gli strumenti di politica monetaria e limitato fortemente quelli di politica fiscale (se non per opprimere sempre di più il contribuente). Quindi ogni riforma, ogni giro di giostra, dà un contentino a chi non ha nulla, e toglie qualcosa a chi ha tutto. E il nuovo “tutto”, riduce sempre di più il suo tetto, armonizzandosi col precariato. Saremo tutti un po’ precari. Geniale no?
Accendere il fuoco della discussione facendo sì che le generazioni si scannino tra di loro, è molto più semplice che spiegare davvero come stiano le cose. Colpendo il sindacato, che debbo dire, non si è costruito alcun alibi in questi anni ignorando i precari, l’opinione pubblica si schiera col premier e quindi ogni rivendicazione diventa più labile, debole e segmentata.
Purtroppo se si dovesse andare avanti così, quando i più si saranno resi conto del giochetto, sarà irrimediabilmente troppo tardi. Prendere coscienza di ciò che stanno facendo al nostro domani, è uno sforzo collettivo che dobbiamo impegnarci solidamente a fare, altrimenti resteremo correi di un sistema che ci ha schiacciati col nostro tacito assenso.
Twitter @andrewlorusso