Il Governo assicuri “il sostegno del nostro Paese al progetto di creazione del Museo dell’italianità a Buenos Aires, anche offrendo tramite i presidi diplomatici e consolari in situ tutta l’assistenza necessaria ai promotori” e informi “periodicamente il Parlamento sulle fonti di finanziamento e sull’esecuzione del progetto”.
E’ quanto prevede una risoluzione presentata dal deputato Paolo Formentini (Lega), sottoscritta anche da Fdi e FI, approvata dalla commissione Esteri della Camera.
Nei pressi dell’aeroporto Jorge Newbery di Buenos Aires dal 2017 si trova ubicato un monumento a Cristoforo Colombo realizzato in marmo di Carrara dallo scultore Arnaldo Zocchi e donato dalla comunità degli italiani in Argentina al governo locale.
Per effetto di un decreto, quello a Cristoforo Colombo è stato dichiarato il 14 novembre 2019 “monumento storico nazionale”.
La Federazione delle istituzioni italiane della circoscrizione consolare di Buenos Aires (Fediba) ha proposto di creare un Museo dell’italianità che dovrebbe essere allestito in un immobile da erigere in prossimità del monumento a Cristoforo Colombo su una superficie pari a 1.500 metri quadrati, già individuata.
Scopo del Museo dell’italianità sarebbe quello di interpretare, raccontare e rappresentare il patrimonio immateriale dell’emigrazione italiana in Argentina.
Nelle intenzioni dei proponenti, il funzionamento del Museo dell’italianità verrebbe assicurato da una fondazione ad hoc, che sarebbe modellata sull’esempio della già attiva fondazione culturale Coliseum.
Il 7 dicembre 2023 il Comites di Buenos Aires, Fediba e il Governo della Città Autonoma di Buenos Aires hanno firmato presso l’Ambasciata d’Italia un permesso d’uso precario del terreno su cui dovrebbe sorgere il Museo valido cinque anni.
Per assicurare tuttavia adeguata profondità temporale al progetto, è stato anche presentato alla Legislatura della Città Autonoma di Buenos Aires un disegno di legge che mirerebbe a riconoscere una concessione trentennale e godrebbe al momento del consenso necessario alla sua approvazione.
Nel corso del dibattito in commissione Esteri, è intervenuta la sottosegretaria alla Farnesina, Maria Tripodi, che ha sottolineato come “il progetto del Museo dell’italianità a Buenos Aires rappresenta un’iniziativa di grande valore storico, culturale e identitario, che si inserisce pienamente nella tradizione italiana di promozione della memoria dell’emigrazione e del legame con le nostre collettività all’estero”.
Tripodi ha rilevato che il Museo “costituirà il primo esempio, al di fuori dell’Italia, di una struttura permanente interamente dedicata all’emigrazione italiana, a tutti gli effetti un’estensione naturale del lavoro avviato con il Museo nazionale dell’emigrazione italiana di Genova”.
La sottosegretaria ha inoltre osservato che l’iniziativa “è l’esempio di una virtuosa azione coordinata di tutto il Sistema-Italia presente nella città: ambasciata, consolato, parlamentari eletti all’estero e consiglieri del Cgie, con il sostegno delle principali espressioni dell’associazionismo italiano locale e l’interesse di numerose imprese italiane attive sul territorio”.
Tripodi ha evidenziato che il Museo, “ubicato in un’area ad alto valore strategico e simbolico della capitale argentina, sarà uno strumento di promozione culturale, educativa e identitaria, rivolto in particolare alle giovani generazioni, finalizzato a rafforzare la proiezione culturale dell’Italia nel continente sudamericano, contribuendo alla diplomazia pubblica ed alla diffusione dei nostri valori”.
Per queste ragioni, Tripodi ritiene che “sia fondamentale il pieno sostegno del nostro Paese, in primo luogo tramite le sedi diplomatico-consolari presenti sul territorio, affinché un progetto tanto ambizioso quanto innovativo possa essere valorizzato al massimo, a maggior ragione in una città come Buenos Aires, tanto strategica per l’espressione del soft power italiano nel mondo”.
Tripodi ha infine precisato che l’istituzione del Museo ha un “costo stimato di circa 7 milioni di dollari: l’onere finanziario dovrebbe essere sostenuto da circa cinquanta aziende private, che hanno già manifestato l’interesse a contribuire. La gestione potrebbe essere poi affidata ad una fondazione appositamente costituita, sul modello di quella che amministra il teatro Coliseo, simbolo storico della cultura italiana in Argentina”.
La sottosegretaria, nell’osservare “che è ancora in corso l’iter di approvazione del progetto”, ha ricordato “che il Governo della Città di Buenos Aires ha già concesso l’uso quinquennale del terreno, con il fondato auspicio che si possa accedere all’estensione trentennale di tale concessione da parte delle autorità locali”.