La vocazione dell’Arena di Verona è l’internazionalità e la Fondazione che ne cura la stagione lirica è anche una sorta di ambasciatore del Made in Italy.
“Dalla trasferta in Asia per portare il Canto lirico patrimonio dell’umanità, promuovendo il cartellone attuale e quello prossimo, all’omaggio dei cantanti che il 2 giugno, per la Festa della Repubblica, a Civitavecchia sono saliti a bordo dell’Amerigo Vespucci per cantare l’inno italiano e USA davanti ad autorità dei due paesi” ricorda dalle pagine del Corriere della Sera il vicedirettore artistico della Fondazione (dal 2018) Stefano Trespidi che nasce come assistente di Franco Zeffirelli.
Lo spettacolo del melodramma, dove la misura è la dismisura (il palco è largo 44 metri e profondo 25), è l’architrave di un’attività multitasking.
Gli ultimi dati della lirica, relativi al 2024, dicono: migliore incasso in assoluto per un totale di 33 milioni 620 mila euro; record per singola serata, Turandot inaugurale con 1 milione e 22 mila euro; 50 recite e 417 mila spettatori, dei quali il 57 percento da 136 paesi del mondo, e il 30 percento dell’estero proviene da Germania e Austria.
La macchina promozionale della vendita dei biglietti, già prima che si inventasse Internet, si mette in moto 14 mesi prima per un evento che genera 500 milioni di indotto per la città veneta. E “spesso l’Arena è una tappa di un’esperienza turistica che prevede il buon vino, il cibo, il balcone di Giulietta e Romeo e anche la visita di Venezia” spiega Trespidi.