Amministrative 2013. Il giorno dopo la sconfitta, il Popolo della Libertà si lecca le ferite e all’interno del partito comincia il dibattito su cosa fare adesso, ora che è evidente che il PdL così com’è non funziona più. E allora ciascuno si sente libero di dire la sua. Per Fabrizio Cicchitto, intervistato dal Messaggero, il PdL “vive una condizione schizofrenica. Abbiamo dei sondaggi politici nazionali (anche se io ai sondaggi non credo a occhi chiusi) in cui il centrodestra è superiore al centrosinistra e poi, invece, in queste amministrative, abbiamo visto che i risultati ci penalizzano attraverso l’astensionismo. Il fatto è che da un lato abbiamo la leadership carismatica di Berlusconi che agisce da traino a livello nazionale e dall’altro un partito ai livelli regionali e locali che deve ancora strutturarsi e radicarsi sul territorio e trovare degli strumenti democratici di funzionamento e di rapporto con la realtà sociale". Detto questo, Cicchitto propone le primarie – per l’ennesima volta! – nel PdL, perché diventi “un partito vero. Che sceglie i suoi dirigenti non dall’alto e a livello centrale, ma direttamente sul territorio. Dirigenti eletti dagli iscritti. Occorre dare il potere ai tesserati, sono loro che devono scegliere i dirigenti e, ai cittadini attraverso le primarie, per i sindaci e i candidati regionali".
Giancarlo Galan, intervistato dalla Stampa di Torino, auspica per il partito un ‘ritorno’ allo spirito del ’94. Il deputato PdL è innamorato di Forza Italia, si sa: “è una debacle dei candidati del Pdl, non del Pdl, perche’ basta vedere i sondaggi: Silvio Berlusconi vince. Ma non i candidati: il che vuol dire che si’, e’ una debacle vera”. “Sono convinto – aggiunge – che se ci fossimo presentati col simbolo di Forza Italia alle politiche avremmo preso quei voti che ci separano dalla sinistra e avremmo vinto”.
Sandro Bondi, Coordinatore del Pdl, in una nota spiega: “Di fronte al risultato elettorale non mettiamoci ora a parlare di congressi e di tesseramenti, sarebbe un ulteriore imperdonabile errore. La nostra forza è rappresentata dal Presidente Silvio Berlusconi – e questa è una cosa nota -, e la nostra debolezza non è l’attuale dirigenza del partito, bensì la nostra difficoltà a far emergere personalità autonome con il coraggio delle proprie idee". Parole diverse per dire comunque che il PdL senza Berlusconi non ha alcun futuro.
Chi pensa a rottamare è Michaela Biancofiore, una delle amazzoni azzurre: “Lo dico con affetto, ma se il cambiamento nel centrodestra e’ rappresentato da Fabrizio Cicchitto, che sprona ad andare avanti quando ha fatto 20 anni di politica, e’ chiaro che questo non puo’ essere il futuro del centrodestra”.
E Silvio Berlusconi cosa pensa? A quanto pare, avrebbe in mente di ricostruire il partito: lo afferma il presidente dell’Anci, Alessandro Cattaneo. “Ieri ho incontrato Berlusconi ad Arcore e non l’ho trovato adirato: era consapevole della sconfitta, imputandola principalmente all’astensionismo". Fra i temi sul tavolo, durante l’incontro, anche quello “della ricostruzione del partito: il presidente questo ce l’ha in testa – assicura l’ex sindaco di Pavia – perche’ evidentemente qualche dirigente e’ ‘un po’ spremuto’, nel senso che dopo tanti anni che hanno dato tanto, come del resto succede anche in azienda, deve passare per lasciare energie e prospettive un po’ differenti".
Intanto il PdL appare moribondo. Il centrodestra ha perso ovunque, e la sconfitta pesa soprattutto a Roma, capitale d’Italia. Francesco Storace, leader de La Destra, non ci sta: “Nessuno mi puo’ accusare di pregiudizi verso Berlusconi, ma questa non la mando proprio giu’. La sconfitta di Roma sta anche nel disinteresse manifestato dal capo del Pdl, che aveva il dovere di metterci la faccia, anche con un comizio finale che sarebbe stato ben piu’ partecipato di quello conclusivo della campagna elettorale del primo turno”. Insomma, colpa di Silvio anche qui: ma tutti gli altri del centrodestra a cosa servono?
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