Sul marciapiede davanti al Kempinsky, l’albergo che ospita la China Food & Drinks Fair a Chengdu, una delle metropoli di "seconda fascia" nella Cina del sudovest, legioni di ragazzi e di ragazze in fantasiose divise da cheerleades americane aggrediscono il visitatore seppellendolo di depliant dei produttori e inviti ad un "wine tasting". All’interno, e’ una Babele del vino. Si parlano tutte le lingue vinicole del mondo ma i francesi con i loro "chateau", spagnoli e cileni con le loro "villas" sono in netta prevalenza.
Vinitaly, la grande fiera del vino italiano legata a Veronafiere che ha un ruolo di punta nel promuovere la produzione del Bel Paese nel mondo, ha organizzato un intero Pavillon dove importatori, distributori, produttori e giornalisti cinesi possono trovare risposta a tutte le loro possibili domande sul vino italiano. In Cina, anche in questo settore mercato dei sogni per i produttori di tutto il mondo – i suoi scambi con l ‘estero hanno continuato ad aumentare nel 2012 nonostante la crisi internazionale – il vino italiano sta migliorando le sue posizioni ma arranca sempre dietro a quello francese e a quello spagnolo e cileno. Secondo Stevie Kim, una dinamica americana-coreana trapiantata in Italia che dirige l’ assalto di Vinitaly alla Cina, "i livelli di partecipazione e di interesse legati al vino italiano non sono mai stati cosi’ alti".
"Il problema – spiega l’ Ambasciatore d’ Italia Alberto Bradanini, che ha partecipato con gli operatori italiani ad una tavola rotonda organizzata da Vinitaly a Chengdu – e’ che l’ Italia in Cina non e’ vista come uno dei paesi del vino. Siamo conosciuti per la moda, per il turismo ma quando si parla di vino i cinesi automaticamente pensano alla Francia". Giovanni Mantovani, direttore di Veronafiere, illustra dati incoraggianti: "il mercato cinese – afferma – ricopre un ruolo chiave per l’export italiano e sta premiando l’alta qualita’ della produzione vitivinicola del nostro Paese, con un incremento delle vendite dell’11% per i vini imbottigliati e addirittura dell’86% se consideriamo anche gli spumanti".
Il cosidetto "fare sistema", la ricerca di forme di diffusione di una "cultura del vino" che includa la nozione che l’ Italia e’ uno dei maggiori produttori e che i suoi vini sono tra i migliori del mondo, sono gli strumenti coi quali gli operatori e le istituzioni italiane stanno cercando di recuperare terreno. La nuova rappresentanza diplomatica aperta recentemente dall’ Italia a Chongqing – che insieme a Chengdu rappresenta la "porta" all’ immenso mercato della Cina del sudovest – si impegnera’ a fondo su queste tematiche, ha promesso il Console Sergio Maffettone.
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