Atmosfere surreali, esteticamente ricercate che diventano sempre piu’ apocalittiche con sfumature horror. Insomma ‘La quinta stagione’ di Peter Brosens e Jessica Woodworth, con Aur‚lia Poirier, Django Schrevens, Sam Louwyck e Gill Vancompernolle, film coprodotto da Belgio, Olanda e Francia in corsa per il Leone d’oro, non manca di forza di immagini. Siamo in un piccolo villaggio delle Ardenne, ma c’e’ qualcosa che non va: la primavera non arriva. Il ciclo della natura sembra capovolto. Scandito attraverso le stagioni, tutto parte con l’Inverno. Qui Alice, la figlia di un contadino e Thomas, adolescente solitario, sono innamorati. Intanto il falo’, che ogni anno viene acceso per celebrare la fine dell’inverno, quest’anno non prende fuoco. Un brutto segno che la comunita’ non puo’ non notare. Questo disagio delle natura monta ancora di piu’ in Primavera.
Le api sono scomparse, i semi non fioriscono e le mucche si rifiutano di fare il latte. La gente comincia ad avere fame e cominciano ad esserci le prime vittime di questa natura che si ribella all’uomo. In Estate passa nel paese un venditore di fiori ambulante che sembra portare un segno di felicità, ma i suoi fiori sono finti e la violenza comincia ad esplodere. In Autunno, la civiltà e’ invece sull’orlo della scomparsa. Nel fiume i pesci sono morti e ormai la comunita’ viene presa da un odio razziale anche per ostracizzare questa fine del mondo annunciata e lenta. Peter Brosens e Jessica Woodworth, va detto, anche per capire il loro particolare cinema, sono da anni al confine tra documentario e video-arte. Dopo la Mongolia di ‘Khadak’ e il Peru’ di ‘Altipiano’ i due tornano in Belgio per concludere una ideale trilogia sul confronto-scontro tra uomo e ambiente. Ieri, comunque, alla prima stampa non sono mancati gli applausi per questo film, distribuito in Italia da Nomad, che concede davvero poco al pubblico.
Discussione su questo articolo