Citta’ a ferro e fuoco per i blocchi dei servizi pubblici dei taxisti, disordini e minacce per quei pochi taxisti che non si vogliono sottomettere alle imposizioni della maggioranza. Tutto come previsto in chi si e’ abituato a lavorare in condizione di privilegio contro l’utenza e che, anche al minimo cambiamento, non e’ in grado di produrre altro che minacce e disordini. Lo fanno tutti, perche’ no anche i taxi?
A nostro avviso il Governo ha due obblighi verso il Parlamento che gli da’ consenso: liberalizzare perche’ altrimenti la rinnovata pressione fiscale e previdenziale farebbe saltare tutto senza i benefici di qualita’ e concorrenza che derivano dalle liberalizzazioni, e garantire il servizio di trasporto pubblico. Quindi, a fronte di scioperi non programmati ma di serrate, ci aspettiamo, come generalmente avviene e come prevede la legge, le relative sanzioni, ma ci aspettiamo anche che, nell’emergenza dello specifico siano presi provvedimenti per garantire questo servizio pubblico essenziale, portando anche altri soggetti in sostituzione (tipo ncc, per esempio).
Infine, per meglio inquadrare quanto sta accedendo, la mobilitazione dei taxisti e’ contro l’aumento del numero di vetture e la possibilita’ che un soggetto abbia piu’ licenze… piccoli correttivi che servono solo a far meglio organizzare le attuali strutture per dare un miglior servizio all’utenza. Un piccolo principio di liberalizzazione, per noi decisamente insufficiente perche’ ci sia un mercato concorrenziale a tutti gli effetti, ma che, viste le reazioni che sta provocando, la dice lunga sulla difesa corporativa del proprio privilegio.
Vincenzo Donvito, presidente Aduc*
*Associazione per i diritti degli utenti e consumatori
Discussione su questo articolo