Processo Ruby, assolto. Dopo essersi beccato 7 anni in primo grado, dopo essere stato sputtanato a livello mondiale, dopo essere stato costretto a lasciare Palazzo Chigi per colpa di titoli di giornali dedicati a olgettine e bunga bunga, titoli che insieme all’alibi dello spread hanno contribuito alla fine del suo governo, Silvio Berlusconi, il Caimano, è stato assolto. I fatti che gli vengono imputati non esistono e comunque non costituiscono reato. Ma intanto lo sputtanamento ha fatto il giro del pianeta e Silvio ha certamente comunque perso un po’ del suo smalto agli occhi del mondo. Smalto che non sappiamo fino a che punto questa sentenza di assoluzione possa e potrà restituirgli.
Chi risarcirà B del danno d’immagine e politico subito? Chi pagherà?
"Oltre le più rosee previsioni", ha dichiarato a caldo l’avvocato Coppi. E lo stesso Silvio Berlusconi, silente in questi giorni per i concreti timori che i giudici potessero ricalcare la condanna di primo grado (è avvenuto per il processo Mediaset), deve aver chiesto a chi glielo ha comunicato di ripetere più volte la notizia. Da non credere!
Dopo uno sputtanamento mondiale – ribadiamo – e una pervasività sulla privacy dell’ex premier ai confini della realtà, una Corte d’ Appello ha avuto il coraggio di smentire il teorema che ha contribuito a mandare a gambe all’aria un leader amatissimo, un governo di amplissima maggioranza, e il destino di un popolo e di un Paese.
Nessuno ha dimenticato il tormentone quotidiano sui media nazionali e internazionali; nessuno ha avuto il dubbio che la deriva morale raccontata con dovizia di particolari dai conduttori dei talkshow più seguiti rappresentasse plasticamente la scenografia e la sceneggiatura di un teatrino d’avanspettacolo che un uomo di Stato non può e non deve concepire. Ma quanti uomini pubblici sono stati così ferocemente e minutamente "scavati" nel privato? A quanti di essi è stato riservato un tale trattamento? Si trattava di peccati, non di reati. Ma il fine giustifica i mezzi: e il fine di quei magistrati, di quei giudici, di quei poteri forti, era di distruggere il carisma dell’uomo, di annientarne la forza popolare, di cancellarne ogni influenza politica.
Insomma, il revisionismo storico sulla vicenda riempirà le pagine dei quotidiani per settimane e settimane, e ciascuno si cimenterà con il suo commento, da destra e da sinistra. Ma l’unica riflessione utile al cittadino comune è questa: cosa sarebbe successo a un uomo accusato delle stesse infamità che non avesse avuto alle spalle un collegio di difesa così illustre e pertinace? Viene in mente l’Alberto Sordi di "Detenuto in attesa di giudizio". Se Silvio non fosse stato Silvio ma un comune cittadino, senza milioni di euro con cui pagare i migliori avvocati, forse non sarebbe finita allo stesso modo.
Le toghe in Italia commettono troppi errori. Adesso, responsabilità civile dei magistrati. Subito.
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