A Dacca, capitale del Bangladesh, c’è stato l’orrore. Un commando di terroristi islamici ha attaccato un locale e ha ucciso venti persone. Nove di queste erano italiani. Ora, da quello che si apprende, quei terroristi erano giovani rampolli di famiglie benestanti. Ho trattato il tema anche sul mio blog "The Candelabra of Italy".
Il fatto che i terroristi di Dacca siano stati giovani ricchi smentisce chi dice che il terrorismo è alimentato dalla povertà. In realtà, noi occidentali abbiamo sbagliato a paragonare il terrorismo islamico ad altre realtà criminali, come la mafia. Infatti, la mafia non ha una matrice ideologica.
Alla mafia interessa solo avere il potere e sostituirsi allo Stato (anche con la violenza), ma non punta a distruggere una società, con l’imposizione della sua ideologia, perché non ha una matrice ideologica. Invece, il terrorismo islamico ha una matrice ideologica nell’Islam più radicale. Esso punta a prendere il potere e a distruggere una società e per fare ciò i terroristi sono disposti anche a perdere la propria vita.
Quindi, una persona che si accosta al terrorismo non lo fa per arricchirsi, cosa che invece potrebbe fare una persona che si accosta alla mafia. La mafia non ha nessun livore ideologico tale da richiedere la morte di colui che ad essa è affiliato.
La morte del mafioso è più un fatto accidentale, un fatto che può capitare ma che non è voluto nè cercato, un fatto che, per esempio, avviene nella guerra tra clan o in uno scontro con la polizia. Nel terrorismo, invece, la morte del suo affiliato è cosa quasi richiesta. In nome della "jihad", lo "sforzo" che serve ad islamizzare il mondo, i terroristi arrivano anche a morire e lo fanno scientemente.
Una persona povera non si affilia al terrorismo islamico sapendo che esso non offre nessuna prospettiva di riscatto, visto che esso prevede anche la morte.
Termino esprimendo il cordoglio per i nostri connazionali uccisi così barbaramente.
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