Un morto e tre feriti per colpi di mortaio sulla Citta’ vecchia, un razzo sulla nunziatura apostolica: Damasco ha vissuto oggi un’altra ‘normale’ giornata di guerra, mentre da Mosca arriva la notizia che la conferenza di pace di Ginevra 2 non si potra’ tenere entro il mese di novembre. Fonti vicine al dossier hanno riferito all’agenzia russa Itar-Tass che l’incontro che dovrebbe segnare l’avvio di un dialogo per una soluzione del conflitto non si terra’ prima di dicembre. Che la data del 23 novembre annunciata ufficiosamente in precedenza sarebbe saltata era del resto nell’aria da alcuni giorni, con le forze governative all’offensiva intorno a Damasco e ad Aleppo e un’opposizione indebolita e divisa decisa a boicottare l’iniziativa in caso di presenza dell’Iran, grande sostenitore del regime di Bashar al Assad.
A Damasco la vita scorre con tutte le contraddizioni di una situazione di conflitto. Le forze ribelli, che controllano i sobborghi della Ghuta Orientale e alcuni sud-occidentali come Moaddamiya, oltre a quartieri periferici della stessa capitale a sud, quali Tadamon e Hajar al Aswad, sembrano non poter piu’ minacciare una penetrazione nella capitale, ma continuano a colpire con i loro obici fin nel cuore della citta’. Un razzo si e’ abbattuto di primo mattino sul tetto della nunziatura apostolica, nel quartiere superprotetto di Mazraa, dove sono situate diverse altre ambasciate. "Erano le 6.35 e mi ero appena alzato, quando ho sentito un gran botto", racconta il nunzio, mons. Mario Zenari. "Mi sono subito steso a terra, perche’ so che in questi casi due o tre razzi o obici di mortaio possono cadere uno dopo l’altro. Ma cosi’ non e’ stato". L’impatto ha provocato danni leggeri a una tettoia di mattoni ma nessun ferito. "Pero’ le cose potevano andare diversamente – sottolinea mons. Zenari – se fosse stata un’altra ora del giorno e ci fossero state persone in giardino. Per esempio due bambini di 4 e 8 anni, figli di un nostro impiegato, che ospitiamo in questo periodo perche’ la loro casa e’ in una zona pericolosa". "Non e’ possibile dire se la nunziatura sia stata colpita di proposito, ma e’ certo che la preoccupazione tra i cristiani cresce, soprattutto dopo Malula", afferma ancora il nunzio, riferendosi ad un attacco da parte di ribelli jihadisti contro lo storico villaggio cristiano una sessantina di chilometri a nord di Damasco, dove alcuni abitanti sono stati trucidati. "Sabato, inoltre – aggiunge mons. Zenari – ad Aleppo due o tre obici sono caduti sul convento dei Francescani, squarciando il tetto e provocando un ferito lieve".
Preoccupazione e’ stata espressa anche dal Vaticano: "E’ chiaro che c’e’. Si vive in un luogo di guerra, e oggi e’ andata bene perche’ non e’ morto nessuno", ha detto il portavoce della Santa Sede, padre Federico Lombardi. Un morto e tre feriti e’ invece il bilancio di un bombardamento di artiglieria che ha colpito oggi la Citta’ vecchia di Damasco, secondo testimoni oculari citati da attivisti nel quartiere di Hariqa. L’agenzia ufficiale Sana afferma intanto che le truppe lealiste hanno respinto un attacco di miliziani nei pressi dell’aeroporto militare di Mahin, a nord-est di Damasco. I colpi sulla capitale e l’offensiva di Mahin potrebbero essere una risposta ai successi annunciati nei giorni scorsi dalle forze armate nel tentativo di fare allontanare i ribelli dalla capitale, dove la vita sembra continuare normalmente, con i rumori delle esplosioni, piu’ o meno lontane, come sottofondo. Oggi, giornata festiva per il primo giorno del mese islamico del Moharram, il capodanno musulmano, i cittadini hanno nuovamente affollato i ristoranti di Rabweh, localita’ ai piedi delle montagne ad ovest della capitale lungo il fiume Barada. Quello in cui San Paolo fu battezzato dopo la ‘folgorazione’ sulla via di Damasco. Mentre nel quartiere centrale di Salhiyeh, chiuso al traffico dopo diversi attentati con autobomba, la gente ha passeggiato nell’improvvisata zona pedonale. Ma nel silenzio della notte il rumore dei bombardamenti sembra farsi piu’ vicino. Al punto che nel quartiere nord-occidentale di Mezzeh e’ possibile udire distintamente le cannonate delle forze lealiste sparate dal Monte Qassiun e, pochi secondi dopo, l’esplosione dei proiettili nella Ghuta Orientale.
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