L’Onu cerca di far fronte alla catastrofe umanitaria in Siria, con il Consiglio di Sicurezza che chiede al regime di lasciare passare gli aiuti per la popolazione civile a Qusayr, riconquistata dalla truppe lealiste dopo settimane di assedio, e le principali agenzie per l’assistenza che lanciano un appello per una raccolta record di fondi per oltre cinque miliardi di dollari.
La previsione delle Nazioni Unite e’ che entro la fine dell’anno saranno oltre dieci milioni i siriani, pari alla meta’ della popolazione, che avranno bisogno di assistenza: 3,45 milioni di profughi nei Paesi della regione – Libano, Giordania, Turchia, Iraq ed Egitto – rispetto agli 1,6 milioni gia’ presenti, e 6,8 milioni all’interno del Paese sconvolto dal conflitto. ‘L’azione umanitaria e’ assolutamente cruciale non solo per aiutare le vittime ma anche come fattore per mantenere la stabilita’ regionale’, ha affermato l’Alto commissario dell’Onu per i rifugiati, Antonio Guterres.
A Qusayr non si sa nulla della sorte di centinaia di civili rimasti feriti, secondo una denuncia fatta qualche giorno fa dall’Onu, oltre alle migliaia fuggite dalla citta’. In una dichiarazione approvata anche dalla Russia, alleata del presidente Bashar al Assad, il Consiglio di Sicurezza ha chiesto al regime di garantire ‘un accesso immediato, sicuro e senza ostacoli’ per portare aiuto umanitario alla popolazione. Intanto e’ mistero sulla sorte di uno dei comandanti di spicco dell’insurrezione, Abdel Qader Saleh, dichiarato ucciso dalla tv di Stato siriana proprio nella battaglia di Qusayr. Mentre la notizia e’ smentita da fonti vicine agli insorti.
Saleh e’ noto per essere il comandante della Brigata Tawhid, in parte sostenuta dal Qatar e salita agli onori delle cronache circa un anno fa per aver espugnato parte di Aleppo dopo un assedio durato settimane. La sua presenza assieme a migliaia di combattenti della Tawhid a Qusayr era stata certificata da diverse fonti locali.
Nella regione meridionale di Daraa, invece, i ribelli hanno ottenuto la scarcerazione di 43 civili, tra cui due bambini, detenuti per motivi politici nelle carceri del regime in uno scambio di prigionieri che ha visto rilasciato sul fronte opposto il padre del vice ministro degli esteri, Faysal al Miqdad. E’ quanto ha reso noto la tv panaraba Al Arabiya trasmettendo immagini dell’operazione. Da parte sua, il Centro di documentazione delle violazioni in Siria (Vdc) ha reso noto un episodio avvenuto un mese e mezzo fa, quando sei adolescenti sono morti nella provincia nord-occidentale di Idlib mentre si trovavano nel cortile della loro scuola preso di mira dall’artiglieria delle forze governative. Un video diffuso oggi dall’ong Ondus testimonia d’altra parte l’esecuzione di due capi di un milizia ribelle per ordine di una Corte islamica degli stessi insorti, sullo sfondo di una resa dei conti fra gruppi rivali in seno al fronte anti-Assad. E intanto si moltiplicano gli ‘effetti collaterali’ del conflitto siriano nel vicino Libano, dove nuovi scontri interconfessionali fra miliziani sunniti e sciiti (rispettivamente legati ai ribelli e al regime di Damasco) hanno causato in queste ore un morto e vari feriti.
Per quanto riguarda l’allarme armi chimiche, la Russia ha risposto oggi alle inquietudini dei Paesi occidentali assicurando, per bocca del vice ministro degli Esteri Mikhail Bogdanov, che avra’ presto contatti con gli Stati Uniti a livello di Consiglio di Sicurezza per discutere la questione. Mentre il presidente Vladimir Putin ha detto che Mosca e’ pronta a rimpiazzare i caschi blu austriaci sulle alture del Golan, al confine con la parte occupata da Israele, dopo che ieri Vienna ha annunciato il loro ritiro a causa dei combattimenti tra forze lealiste e ribelli nella regione.
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