L’assoluzione definitiva di Silvio Berlusconi dall’infamante accusa di organizzare a casa propria il bunga bunga con minorenni, ha sicuramente procurato in alcuni personaggi devastanti attacchi di bile, tanto da mandare in tilt il Pronto Soccorso non solo di Milano, ma dell’intero Paese. Non mi soffermo una riga di più su tale assoluzione, i fatti si commentano da soli, quello che mi preme fare è un flash su chi ha creato questa vergogna e fatto spendere denaro ed energie ad un Paese che tanto ha bisogno di un po’ di serenità.
Se non erro, l’artefice di tutto è proprio l’unica persona che forse avrebbe fatto molto meglio a riflettere sui suoi trascorsi che di certo incrinano ed opacizzano non poco la figura di magistrato. Questo magistrato, solerte nel vedere e sfrugugliare cosa accadeva in casa altrui, tanto da far spendere una montagna di denaro in intercettazioni per poi, sulle mezze parole, costruire interi castelli, veri e propri fantasiosi ragionamenti iperbolici, è lo stesso magistrato sorpreso più volte dal 1979 al 1981, almeno così menzionano alcuni giornali mai smentiti, ad amoreggiare con un giornalista di Lotta continua sia all’interno del Tribunale di Milano sia in una strada adiacente. Nulla di male per carità, ma semplicemente forse poco elegante ed ancor meno elegante fu il fatto che a sua difesa disse che era stato violato il "diritto alla privacy" in opposizione al procedimento disciplinare aperto dalla Procura di Milano con l’accusa di "aver mancato ai propri doveri, per aver tenuto fuori dell’ufficio una condotta tale da renderla immeritevole della considerazione di cui il magistrato deve godere, così pure compromettendo il prestigio dell’ordine giudiziario". Poi il tutto, come si conviene quando c’è di mezzo qualche appartenente a Magistratura democratica, finì a tarallucci e vino. Mi sembra di ricordare, però, che cambiò di stanza.
Ecco ciò che avviene nella Patria del Diritto, vergognarsene è il meno. In un Paese veramente civile e democratico quel magistrato, che opera presso un Tribunale ove va di moda il "safari al faldone", verrebbe, in considerazione dei danni procurati a livello personale, familiare e politico, cacciato ed obbligato a risarcire il danno economico subito dallo Stato e dal perseguitato. Questa però è pura utopia, quello che accadrà è che certi giornalisti imbastiranno argomentazioni tese a far credere che Berlusconi abbia, in qualche modo, avvicinato i giudici di Cassazione, oppure che questi siano stati consigliati, per ammorbidire il clima politico, ad assolvere Berlusconi. Vabbé, anche loro dovranno pur avere i mezzi per campare.
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