"Un annuncio di rischio", "l’insieme mi pare configuri, come si usa dire, una fuoriuscita" dal punto di vista costituzionale. Così il giurista Gustavo Zagrebelsky spiega a Repubblica le ragioni del suo dissenso alla riforma del Senato di Renzi. E sottolinea: "Piuttosto che fare un pasticcio, sarebbe meglio abolirlo del tutto", "mi piacerebbe che si discutesse d’un Senato autorevole, elettivo, per il quale valgano rigorose norme d’incompatibilità e d’ineleggibilità, diverso dalla Camera dei deputati, sottratto però all’opportunismo indotto dalla ricerca della rielezione. Una volta, i senatori erano nominati a vita. Oggi, la nomina e la durata vitalizia non sarebbero ‘repubblicane’. Ma si potrebbe prevedere una durata maggiore, rispetto all’altra Camera (come era originariamente ), e il divieto di rielezione e di assunzione di cariche politiche".
E sostiene che l’antiparlamentarismo "ora s’abbatte sul Senato, capro espiatorio di mali collettivi. E’ un sentimento elementare che non s’accontenta di qualcosa ma vuole tutto. ‘Tutto’ significa il demiurgo di turno: fuori i trafficanti della politica, i profittatori, i corrotti, gli incompetenti, i chiacchieroni. Eppure, negli anni trascorsi, non sono mancati gli avvertimenti. Si è chiesta ‘dissociazione’: per riconciliarsi con ¡ cittadini. Siamo stati accusati di antipolitica, di populismo: noi, che ci preoccupavamo di quel che stava accadendo; loro, che preferivano non vedere. E ora, proprio di questo vento gonfiano le vele. Chi sono allora gli antipolitici, i populisti, i demagoghi?".
Secondo Zagrebelsky "c’è un disegno istituzionale che cova da lungo tempo e che, oggi, a differenza di allora, viene alla luce del sole. Gli oppositori d’un tempo sono diventati sostenitori. Delle due, l’una: o tacere, con ciò acconsentendo di fatto, o parlare forte. E’ quanto s’è fatto col documento di Libertà e Giustizia". Non si dice quindi imbarazzato dell’adesione di Grillo; "Se, su una certa materia, si condividono le stesse idee… C’è un fondo d’intolleranza, m questa domanda che da molte parti ci è posta. M5S ha aderito all’appello per la difesa della democrazia costituzionale: è un brutto segno? Semmai, il contrario. Poi si vedrà".
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