Una giornata dedicata "a migliaia di italiani che al termine della seconda guerra subirono torture indicibili" delle quali "non possiamo dimenticare e cancellare nulla; non le sofferenze inflitte alle minoranze negli anni del fascismo e della guerra, né quelle inflitte a migliaia e migliaia di italiani". Pietro Grasso pronuncia parole chiare, nel corso della cerimonia in Senato per la il giorno del ricordo delle vittime delle foibe, dell’esodo giuliano-dalmata, e delle vicende del confine orientale, e spiega che "ciascun Paese ha il dovere di coltivare le proprie memorie, di non cancellare le tracce delle sofferenze subite dal proprio popolo. L’istituzione del "Giorno del Ricordo" vuole essere un modo per affrontare in maniera condivisa le cause e la responsabilità di quanto è accaduto e per superare tutte le barriere di odio, diversità e discriminazione. L’Italia non può e non vuole dimenticare". E’ proprio per non dimenticare che dal 2004 è stata istituita la solennità nazionale e civile, celebrata in Senato alla presenza del presidente della Repubblica Giorgio Napolitano, il presidente dell’Associazione Nazionale Venezia Giulia e Dalmazia, Antonio Ballarin, il viceministro per gli Affari esteri Marta Dassù, il presidente della Camera, Laura Boldrini, il Presidente del Consiglio, Enrico Letta e il Presidente della Corte Costituzionale Gaetano Silvestri
I rapporti tra Italia, Slovenia e Croazia sono oggi molto migliori, anche grazie alla storia europea degli ultimi decenni, spiega Grasso "che ha senz’altro contribuito, con l’avanzare del processo di integrazione europea, a ricucire, anche nel quadrante orientale, gli odi nazionali. La Slovenia e la Croazia sono entrate a far parte dell’Unione europea e questo ha avuto un peso determinante nel superamento delle barriere ideologiche all’interno di un contesto, quello dell’Unione, che è per sua natura fondato sul rispetto delle diversità e sullo spirito di convivenza e reciproco scambio tra etnie, culture e lingue diverse. Le nuove generazioni slovene, croate e italiane si riconoscono in una comune appartenenza europea che arricchisce le rispettive identità nazionali".
D’accordo anche il viceministro Dassù. "L’Unione Europea ha oggi dei punti deboli, ma rispetto alle tragedie del Novecento ha contribuito a ricostruire la pace. Non dimentichiamolo mai: la pace, cos’ come la memoria, vanno sempre difese. Attraverso l’Europa, Italia, Slovenia e Croazia hanno potuto rilanciare la cooperazione adriatica. gli incontri trilaterali inaugurati da Letta, il varo della macroregione adriatico-ionica che avverrà quest’anno dotto la presidenza italiana dell’Unione Europea, sono figli della sintesi tra il riconoscimento di una storia tragica e della volontà di conoscerla e superarla nell’interesse comune delle popolazioni e difendendone le aspirazioni, inclusi i diritti delle minoranze". Protagonista dell’omaggio musicale, il Maestro Uto Ughi che ha eseguito i brani di Pugnani, l”Allegro maestoso’ e di Tartini, ‘Il Trillo del diavolo’, dedicando il concerto alle vittime delle foibe: "La mia famiglia era originaria dell’Istria, abbiamo dovuto lasciare i nostri beni e la nostra terra e abbiamo perso qualcuno di caro – ha detto il grande violinista in aula – Di fronte a una tragedia così terribile mi sento orgoglioso di appartenere a quella gente per la capacità che hanno avuto di perdonare, per la loro compostezza. Questo concerto lo dedico a tutti gli esuli che hanno dovuto morire senza conforto".
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