Il caso Sallusti sembra ancora lontano da una conclusione, ma si puo’ dire che ha gia’ prodotto un effetto sul modo di ‘agire’ della Procura di Milano. Mentre, infatti, e’ ancora aperto il processo per evasione dai domiciliari a carico del direttore de ‘Il Giornale’ e circola anche l’ipotesi di una possibile grazia da parte di Napolitano, oggi il procuratore ‘capo’ Edmondo Bruti liberati ha emanato una direttiva affinche’ i fascicoli di altri condannati simili a quello del giornalista siano trattati allo stesso modo: niente carcere dunque come avveniva prima, ma detenzione nel domicilio.
Stamani il direttore del quotidiano di via Negri e’ uscito dalla casa in cui vive con Daniela Santanche’, e nella quale sta scontando la pena di 14 mesi per diffamazione, per essere presente in Tribunale a Milano all’udienza del procedimento per direttissima iniziato sabato scorso. Quel giorno, infatti, Sallusti, dopo essere stato portato dalla redazione a casa dagli agenti che gli avevano notificato i domiciliari, e’ uscito per pochi istanti dall’abitazione come ‘gesto simbolico’ e cio’ gli e’ costato l’accusa di evasione. ‘Sono uscito, perche’ io volevo andare a San Vittore’, ha spiegato il giornalista ai colleghi cronisti, ribadendo dunque anche oggi con forza la sua volonta’ di scontare una condanna alla reclusione, a suo dire ingiusta, in carcere. ‘Ormai comunque il carcere non posso piu’ chiederlo, visto che hanno respinto la mia richiesta’, ha aggiunto facendo riferimento al provvedimento di due giorni fa del giudice di Sorveglianza, Guido Brambilla. Con a fianco l’avvocato Valentina Ramella, ma anche l’ex ministro Ignazio La Russa in qualita’ di legale – cosi’ come sabato scorso – Sallusti ha chiesto il rito abbreviato (prossima udienza il 14 dicembre, con probabile sentenza) che prevede lo sconto di un terzo della pena in caso di condanna (l’evasione e’ punita con pene da uno a tre anni). Tuttavia – come ha spiegato La Russa dopo aver preso un caffe’ con il direttore al termine dell’ udienza – ‘ci sono elementi per confidare nell’assoluzione’.
In sostanza, secondo i legali si deve partire dal fatto che e’ stato un ‘gesto simbolico’ e che gli agenti di polizia giudiziaria sono intervenuti subito, appena Sallusti e’ uscito di casa.
Nel frattempo Bruti Liberati in mattinata impartiva, in sostanza, un ordine ai pm dell’Ufficio esecuzione che non avevano condiviso la scelta del procuratore capo di chiedere i domiciliari per Sallusti, ritenendolo un ‘unicum’ giuridico. In un lungo comunicato, con citazioni di dottrina e giurisprudenza, Bruti Liberati ha spiegato che proprio ‘in relazione alle determinazioni assunte’ nel procedimento Sallusti ‘e’ emersa la necessita’ di una rivisitazione delle prassi applicative della legge 199 del 2010 (la cosiddetta ‘svuotacarceri’, ndr) al fine di assicurare la uniformita’ di indirizzo che appare esigenza imprescindibile nella materia della esecuzione penale’. In pratica, d’ora in poi per i condannati che rinunceranno (volontariamente come Sallusti o perche’ non hanno un legale o l’avvocato si e’ dimenticato) a chiedere una misura alternativa al carcere si potranno applicare una seconda sospensione dell’ordine di carcerazione e la legge ‘svuota-carceri’. Mentre prima a Milano – a differenza pero’ di altri Tribunali – per questi casi veniva disposto il carcere, ora si optera’ per i domiciliari. E dopo la verifica di tre requisiti: pena da scontare inferiore ai 18 mesi, domicilio idoneo e mancanza di pericolosita’ sociale. ‘La previsione e’ che non si stia parlando di casi numerosi’, ha precisato Bruti Liberati. Nei giorni scorsi dopo la ‘spaccatura’ sull’affaire Sallusti, i pm dell’Ufficio esecuzione, dal canto loro, parlavano di decine e decine, se non di centinaia di casi all’ anno.
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