I giudici della II corte d’appello di Milano hanno depositato questa mattina le motivazioni della sentenza con la quale lo scorso luglio hanno assolto con formula piena Silvio Berlusconi, imputato per concussione e prostituzione minorile per il caso Ruby. In primo grado l’ex premier era stato condannato a sette anni di carcere. I motivi dell’assoluzione in secondo grado sono stati scritti dal giudice relatore Concetta Locurto, in un documentio di 332 pagine.
Scrive la Corte d’Appello: è provato che Ruby abbia partecipato "agli intrattenimenti e interazioni a sfondo sessuale" ad Arcore, "intrattenimenti" caratterizzati dalla "sfrontata disinibizione delle ragazze", dalla "ostentazione di nudità" e dalla "disponibilità a strusciamenti, palpeggiamenti o simulazione di atti sessuali".
Detto questo, le toghe sottolineano che l’uomo di Arcore è stato assolto perché non ci sono prove in grado di dimostrare che fosse consapevole della minore età della giovane marocchina. ”La conoscenza della minore età della persona offesa da parte di Silvio Berlusconi – scrivono i giudici in un passaggio del provvedimento – è circostanza non assistita da adeguato supporto probatorio”.
Nelle motivazioni con cui i giudici hanno assolto l’ex premier dalle accuse di concussione e prostituzione minorile, si legge che la telefonata che Silvio Berlusconi fece il 27 maggio 2010 in questura a Milano per caldeggiare l’affidamento di Ruby a Nicole Minetti "accelerò le pratiche, ma non ebbe l’effetto di costringere i poliziotti a consegnare la minorenne marocchina all’allora consigliera regionale”.
Secondo i giudici "Silvio Berlusconi aveva un personale, concreto interesse" ad ottenere che Ruby venisse affidata a Nicole Minetti e non collocata in comunita’ in quanto "preoccupato" del rischio di rivelazioni compromettenti" sulle serate ad Arcore.
Ruby ha avuto un "personale, concreto interesse di natura economica" dal settembre del 2010 in avanti nel "ritrattare le precedenti dichiarazioni ai pm sugli aspetti piu’ pregiudizievoli per Berlusconi" nella "convinzione di poter trarre vantaggio patrimoniale da una sua testimonianza compiacente nei confronti dell’allora Presidente del Consiglio". La giovane marocchina, tra l’altro, e’ indagata nell’inchiesta cosiddetta ‘Ruby Ter’ con al centro il reato di corruzione in atti giudiziari, assieme a Berlusconi, ai suoi storici legali Niccolo’ Ghedini e Piero Longo e altre persone. Secondo i giudici, c’e’ una "chiara e obiettiva evidenza, nelle conversazioni intercettate e negli appunti sequestrati, delle aspettative di guadagno di Karima El Mahroug nel caso in cui avesse tenuto la ‘bocca chiusa’ negando tutto, a costo di farsi passare per ‘pazza’".
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