Slitta da mercoledì 30 aprile a martedì prossimo, 6 maggio, la presentazione del testo base della riforma costituzionale di Senato e Titolo V in Commissione Affari Costituzionali a Palazzo Madama. Un rinvio improvviso, maturato nel pomeriggio nel corso della conferenza dei capigruppo, dopo che in mattinata l’assemblea dei senatori Pd aveva messo in agenda la definizione del ddl per mercoledì mattina.
Un rinvio che comunque, spiega il ministro per le Riforme Maria Elena Boschi, "non sarebbe un dramma". Intanto perché "ci sono già tanti punti in comune, siamo vicini ad un accordo" e poi perché comunque "entro il 25 maggio potremo terminare l’esame in commissione. Da qui al 25 di maggio abbiamo tempo di lavorare". E se proprio si dovesse andare oltre le Europee non fa niente "visto che finalmente avremo una riforma costituzionale dopo 30 anni".
Oggi, all’interno del Pd, qualche altro punto sembra essere stato limato, con l’intervento diretto di Matteo Renzi, il senso della cui mediazione si risolve così: i nuovo senatori dovranno essere indicati dai consiglieri regionali, ma alle Regioni spetterà deciderà la modalità di scelta sul come.
Il premier, dopo essere stato avvisato dallo stesso presidente della Repubblica Giorgio Napolitano della opportunità di trovare la più larga delle intese, si spinge perfino a dettate l’aut aut. "Sono pronto a fare un passo indietro se non si trova un punto comune, a tutti i costi io non ci sto, o così o vado a casa". Ma senza rinnegare il ‘patto’ con Forza Italia: "Tenerla dentro è doveroso, vuol dire agli italiani che non ci stiamo scrivendo le regole da soli".
Secondo la Boschi, comunque, l’unico nodo rimane quello dell’elezione dei senatori: "Su tutto il resto credo che ci sia già un accordo ampio, si tratta di definire le ultime cose ma siamo a buon punto". Rimane però il ddl ‘alternativo’ concepito dalla minoranza del Partito democratico, quello di Vannino Chiti: "Non so se le ritirerà, personalmente non glielo ho mai chiesto". E lo stesso Chiti oggi dice che "sono stati fatti dei passi seri in avanti, ci sono ancora dei nodi da sciogliere, vediamo il testo base e gli emendamenti". E anche Roberto Calderoli, uno dei due relatori del provvedimento in Commissione, si intromette nel dibattito interno al Pd sulle riforme per dire che "è possibile arrivare ad un unico testo, senza varianti A e varianti B", a patto "che sia una cosa seria".
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