Matteo Renzi adesso "mette il turbo". Anche se così facendo rischia di lasciare irrimediabilmente indietro il suo alleato di governo, quell’Angelino Alfano che al momento guida una vettura che sembra avere due volanti pronti a sterzare verso strade diverse tra loro.
Intervistato da Rtl, il premier e segretario del Pd spiega che "l’elezione del Capo dello Stato mette il turbo, non rallenta le riforme. Avanti tutta, io non passo i prossimi mesi a parlare con i partitini ma tra gli italiani per rimettere in moto il paese". Ma è proprio quella parola, ‘partitini’, a far stizzire ancora di più il Nuovo Centrodestra, partito in cui gli animi sono già molto caldi dopo lo smacco subito dal leader del Partito democratico sulla vicenda Quirinale.
"Non siamo attaccati alle poltrone ma neanche abituati a fare i tappetini – tuona il ministro delle Infrastrutture Maurizio Lupi – Noi abbiamo permesso con responsabilità la nascita dei governi Letta e Renzi". Lo strappo di Renzi sul nome di Sergio Mattarella però ha creato scontri sia tra Ncd e il premier, sia all’interno dei moderati stessi: i primi a lasciare, in dissenso, sono stati Maurizio Sacconi, capogruppo al Senato, e la portavoce Barbara Saltamartini.
E oggi, su Facebook, Nunzia De Girolamo, avvisa: "Sono sempre stata favorevole a una ricostruzione del centrodestra, ora però chiedo anche dignità per il centrodestra. Occorre un serio confronto nel partito e dobbiamo dirci tutto guardandoci negli occhi senza paure, ma nemmeno senza falsità. Poi un confronto immediato con Renzi, non possiamo fare gli alleati a comando. Il risultato di questi confronti avrà sicuramente ripercussioni territoriali e dunque sulle competizioni regionali".
La ricostruzione del centrodestra dovrebbe passare inevitabilmente per un riavvicinamento con Forza Italia, ma da Renato Brunetta e compagni arrivano messaggi non propriamente di pace, né verso il Pd in chiave Patto del Nazareno, né verso Angelino Alfano e compagni: "Nulla sarà più come prima – avvisa infatti Il Mattinale odierno – Il colpo inflitto da Matteo Renzi al percorso comune di riforme e di consolidamento delle istituzioni è una rottura grave".
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