"Noi rispetteremo fino in fondo gli accordi che abbiamo sottoscritto e siamo pronti a discutere tutto nel dettaglio, senza accettare testi preconfezionati, ma lavorando insieme per costruire le riforme migliori per il Paese. Abbiamo dimostrato la nostra serietà approvando alla Camera la legge elettorale, che ora vorremmo vedere in aula al Senato quanto prima. Speriamo che le divisioni emerse nel Partito democratico non affossino il tentativo di modernizzare le nostre istituzioni. La sinistra non scarichi ancora una volta sugli italiani i propri problemi": lo afferma il leader di Forza Italia Silvio Berlusconi, intervenendo nell’acceso dibattito sulle riforme, nel giorno in cui il Consiglio dei ministri ha all’ordine del giorno il ddl costituzionale che prevede, tra le misure, il superamento del bicameralismo paritario e che ha visto sollevarsi voci dissonanti anche tra le fila della maggioranza.
Dopo la posizione espressa dal presidente del Senato Pietro Grasso, contrario all’ipotesi di riforma del Senato avanzata dal governo, il ministro dell’Istruzione Stefania Giannini (Scelta Civica) sottolinea in un’intervista a Radio Città Futura che "è un po’ inconsueto che sia il governo a presentare un ddl su questo tema. Serve che il Parlamento ne discuta per ritoccare e migliorare alcuni aspetti" aggiunge il ministro suggerendo al premier "qualche momento di riflessione e maturazione in più".
Tornando a Berlusconi, l’ex premier rimarca che "Forza Italia ha aperto la strada delle riforme e l’Italia sarebbe già una democrazia più moderna se nel 2006 la stessa sinistra che oggi si rivolta contro Renzi non fosse riuscita con un referendum a bloccare la rivoluzione istituzionale. Meno parlamentari, fine del bicameralismo paritario, più poteri al premier e meno burocrazia erano e sono ancora oggi le nostre tavole per la modernizzazione dell’Italia. L’accordo che abbiamo sottoscritto è il patto fra due leader interessati a rinnovare in profondità il Paese, a rendere più sicura e forte la nostra democrazia e meno precarie le libertà civili e repubblicane".
Le differenze tra Pd e Forza Italia permangono soprattutto in relazione alla scelta della riforma alla quale dare la priorità, legge elettorale o trasformazione del Senato. "In questo clima di preoccupanti convulsioni dentro il Partito democratico e tra presidente del Consiglio e presidente del Senato, occorre ribadire che la prima riforma da realizzare per mettere in sicurezza il funzionamento istituzionale è la riforma elettorale", avvisano Renato Brunetta e Paolo Romani, rispettivamente capigruppo alla Camera e al Senato di Forza Italia,. aggiungendo: "È necessario che il presidente Renzi mostri adesso la sua credibilità e la sua determinazione sul punto. La legge elettorale, soprattutto in questo clima va posta in sicurezza subito. Basta una settimana. Se così sarà, sulle riforme condivise continuerà ad avere il nostro leale rispetto".
Non la pensano così al Pd: "La logica e la ragionevolezza istituzionale rendono non solo opportuno ma anche necessario che, almeno in prima lettura, la riforma del Senato venga approvata prima della riforma elettorale. Con un bicameralismo paritario non avrebbe alcun senso prevedere ancora una volta leggi elettorali diverse per Camera e Senato" affermano in una nota congiunta i presidenti dei senatori e dei deputati del Pd, Luigi Zanda e Roberto Speranza. "Non sono preoccupata. Credo che troveremo un’intesa anche su questo" si dice fiduciosa il ministro delle Riforme Maria Elena Boschi, "ma credo – puntualizza il ministro – che il Senato venga prima". Le replica Brunetta su Twitter: "Mi dispiace caro ministro Boschi, ma non ci stiamo più con i giochi di parole. Prima l’Italicum e poi le altre riforme. Game over!".
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