Il problema è questo: ogni anno nel nostro continente “muoiono” oltre 700 mila treni di gomme. Questa cifra si va a tradurre in qualcosa come 3 milioni di pneumatici di auto, moto ed autocarri che vanno in qualche modo gestiti. Come? Purtroppo nella maggior parte dei casi finiscono nelle discariche, bruciati (producendo in questo modo gas tossici) o lasciati macerare al sole. Ma c’è un piccolo problema: ogni pneumatico buttato in discarica necessità di un “secolo” per biodegradarsi. Questo significa che se ne buttiamo uno oggi, alla fine di questo secolo ci saranno ancora delle scorie da eliminare. È dunque evidente che questo approccio sia del tutto fallimentare. Alternative?
Una è la ricostruzione di “nuovi” pneumatici su quelli vecchi: i così chiamati pneumatici ricostruiti o rigenerati nascono da vecchie gomme con il battistrada ormai usurato, alle quali viene sostituito con materiale nuovo. Grazie alla vulcanizzazione, il processo di fusione a cui i vecchi pneumatici vengono sottoposti, si uniscono le due parti, dando vita ad un nuovissimo pneumatico valido a tutti gli effetti. Secondo il regolamento ECE Onu 108 lo pneumatico può essere ricostruito solo volta per non causare la perdita di velocità e resistenza. Per avere un’idea di quanti e quanti pneumatici ci siano in circolazione e quali siano i più adatti al proprio veicolo, è bene consultare siti specializzati sulla vendita di pneumatici, come ad esempio questo.
L’altra, quella ancora più innovativa, è quella su cui stanno lavorando i tecnici dell’ENEA, all’interno di quello che viene chiamato “TyGRE”, un progetto finanziato dalla Comunità Europea. L’obiettivo è quello di dare nuova vita ai pneumatici usati. Come? Rendendoli dei “generatori” di combustibili fossili. In pratica i nostri ricercatori hanno scoperto che sottoponendo le gomme a temperature di bruciamento superiori ai 1000 gradi, si scatena al loro interno un processo disgregativo delle componenti che porta alla formazione di gas tra cui il metano.
Quest’ultimo, come sappiamo, può essere utilizzato per l’alimentazione di automobili, veicoli commerciali ed autobus. Oltre ai gas, a seguito di questo particolare, vengono prodotti anche altri scarti minerali come il carburo di silicio. Quest’ultimo è uno scarto solo per modo di dire; viene infatti utilizzato in maniera massiva nel settore della micro elettronica per la costruzione di componenti circuitali, e normalmente ha dei costi di estrazione molto alti. Al momento lo studio dell’ENEA è ancora in fase sperimentale. Tuttavia i ricercatori contano di arrivare in breve tempo alla creazione di una sorta di impianto di smaltimento prototipale in grado di bruciare circa 30 kg di pneumatici usati in meno di un’ora.
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