Regioni, fisco e sprechi – di Marco Zacchera

Mentre Renzi sulla legge di stabilità fa un po’ il gradasso in Europa (e vedremo come finirà) tiene banco la polemica sui “tagli” agli enti locali e specialmente alle regioni. Se si vuole risparmiare perché non si spiega chiaramente agli italiani i motivi per cui le regioni a statuto speciale (Sicilia, Sardegna, Friuli Venezia Giulia, Trentino Alto Adige e Valle D’Aosta) possono spendere infinitamente di più rispetto a tutte le altre?

Lasciando perdere Molise e Valle d’Aosta che sono micro-regioni (e dove peraltro – secondo Confartigianato – circa il 75% dei dipendenti non sarebbe indispensabile) perché in Lombardia – considerando che nel conteggio sono esclusi i dipendenti della sanità – bastano 3 (tre!) dipendenti regionali ogni 10.000 abitanti che salgono a 6 in Veneto e a 7 in Piemonte, mentre in Sicilia ce ne devono essere 38, ma anche 25 in Sardegna e – sempre ogni 10.000 abitanti –  ben 85 a Bolzano con il record di addirittura 90 a Trento, ovvero trenta volte di più per ogni abitante rispetto alla Lombardia?

Certo che poi a Trento e Bolzano si sta bene, ma i servizi offerti ai siciliani sono forse dieci volte migliori di quelli lombardi o invece è l’esatto contrario?

In realtà in Sicilia (come a Trento e Bolzano) si sciala e si è super-sprecato nel tempo e allora Mr. Renzi tolga a queste regioni una parte delle loro risorse e non pretenda di farlo allo stesso modo con quelle regioni che – pur tra tanti sprechi – almeno dimostrano di saper impiegare meglio i propri soldi. Perché di sprechi ce n’è e se ne continuano a fare, anche in Piemonte.

Questa settimana, per esempio, agli insegnanti piemontesi è giunta, stampata a spese del consiglio regionale, la “AGENDA SCUOLA 2014-2015”, ovvero un semplice diario scolastico che, essendo comunque arrivato 40 giorni dopo l’inizio delle lezioni, non serve a nessuno. Quanto è costato, pur impreziosito con la ridondante presentazione del neo-presidente Mauro Laus che nel presentare il diario arriva addirittura a citare Victor Hugo e “I Miserabili”?

Certo nessun insegnante piemontese leggerà le corpose pagine allegate del “Contratto Collettivo nazionale del Comparto Scuola quadriennio giuridico 2006-2009 sottoscritto il 29.11.2007 con successive modificazioni” che, più economicamente, è gratuitamente disponibile (aggiornato) su internet!

Bisogna risparmiare, certo, ma anche avviarsi sulla strada di trasferire ad ogni regione ed ogni comune lo stesso importo per ciascun suo cittadino, oppure trasferire di più, ma solo in cambio di obiettivi strategici raggiunti.

Circa poi l’essere regioni “a statuto speciale” poteva avere un significato 60 anni fa, ma non più oggi e quindi questi benefit devono ridursi perché sono ingiustificati per le finanze pubbliche. Perché un paese montano in provincia di Trento deve ricevere così tanto di più rispetto a uno ossolano, valtellinese o a un confinante comune bellunese, tutti comuni esattamente uguali per problematiche, distanze, disagi e geografia? Non è giusto!

Se si applicassero questi tagli non ci sarebbe alcuna ragione di aumentare le tasse agli italiani, soprattutto con alcune scelte assurde come gli aumenti spropositati delle trattenute sulle rendite vitalizie, le assicurazioni, la previdenza professionale che invece dovrebbe esser incentivata. Ricordiamoci che le pensioni pubbliche saranno sempre più povere e da anni si sostiene quindi l’utilità delle polizze integrative e dei fondi pensione che crescono con i versamenti degli associati e con i guadagni che vengono capitalizzati.

Il governo Renzi ha deciso di tassare al 26% (ovvero quasi di un terzo) la loro “resa” e quindi di fatto ha impoverito tutti i risparmiatori che avevano investito sulla propria pensione. E i più danneggiati saranno proprio i giovani, quelli che solo su una pensione integrativa possono pensare ad un loro futuro, altro che parlare di incentivi!

Si tassino piuttosto le grandi rendite, le speculazioni che danno guadagni grazie all’elusione fiscale e soprattutto da un certo importo in poi, le troppe transazioni finanziarie immotivate e speculative, le società di comodo ma non i piccoli patrimoni della gente comune e il risparmio di tanti milioni di italiani che tra l’altro, reinvestito in Italia, è fonte di sviluppo economico per l’intera nazione.