Roma – È in arrivo un dossier sui costi sostenuti dalla Regione Lazio per i rimborsi assegnati alle associazioni di volontariato scelte negli ultimi tre anni “senza alcun parametro di valutazione”. Nel giorno stesso in cui La Pisana approva la nuova legge sulla protezione civile Fabrizio Santori, consigliere eletto con La destra di Storace, oggi del gruppo Misto, annuncia l’arrivo di una documentazione redatta sulla base di determinazioni dirigenziali e “delle segnalazioni che stanno arrivando in queste ore” dopo l’emergenza maltempo a Roma e nel Lazio.
Fabrizio Santori, in relazione all’organizzazione della protezione civile nel Lazio e alle associazioni scelte per la gestione del maltempo di questi ultimi giorni ha parlato di “scelte poco trasparenti”. Non ritiene che l’urgenza e la concitazione del momento abbiano potuto imporre quelle che, secondo lei, sarebbero decisioni discriminanti?
“Assolutamente no, la fretta dovuta all’emergenza non rappresenta una giustificazione – dichiara Santori a Italiachiamaitalia.it -, poiché si tratta di scelte effettuate nel tempo, che mi sono state segnalate non solo in casi straordinari ma anche nella gestione dell’ordinario come, ad esempio, la prevenzione degli incendi. A breve presenterò un dossier sui costi della protezione civile nel Lazio e su come vengono spesi i soldi dati alle associazioni di volontariato per i mezzi o per altre esigenze. Attualmente, infatti, ci troviamo di fronte a una fuoriuscita di denaro che oscilla, in media, tra i 500mila e un milione di euro all’anno. Tutti questi soldi vengono assegnati senza criteri e senza trasparenza poiché, sul sito della Regione Lazio, non si trova nessuna rendicontazione di queste spese e, oltretutto, le associazioni attivate per il servizio di protezione civile non sono scelte in base a dei parametri prestabiliti ma vengono semplicemente indicate dal dirigente di turno. Basti pensare che, oggi, esistono circa ventisette associazioni che, pur essendo dotate di pompe idrovore, non sono mai state impiegate né chiamate. Proprio in queste ore continuano ad arrivarmi molte segnalazioni di questo tipo da parte di volontari delusi da questo metodo. Non dimentichiamo tutti i volontari stanchi di questi privilegi, stanchi di vedere gente senza competenze che predispongono atti privi di idonei parametri per attivare le associazioni”.
Se non ha trovato alcuna rendicontazione, come sta costruendo questo dossier? Si baserà solamente sulle segnalazioni dei volontari?
“Sto ricevendo molte segnalazioni che entreranno a far parte nel dossier, insieme alle determinazioni dirigenziali. Ho raccolto tutti i dati sui fondi spesi negli ultimi tre anni e sarà questo il nucleo centrale del documento. Proprio oggi, giovedì 6 febbraio, abbiamo approvato la nuova legge sulla protezione civile. Sono particolarmente orgoglioso di questo risultato perché sono stati approvati tutti gli emendamenti da me presentati e finalizzati a una maggiore trasparenza. Grazie alla mia iniziativa, sono stati imposti dei parametri come, ad esempio, l’assegnazione dei contributi mediante bando pubblico”.
Ha parlato spesso di ‘nominopoli’ nel Lazio. A chi si riferisce, in concreto? Quali sono i nomi?
“Per quanto riguarda l’ondata di nomine a mio avviso irregolari, esistono tre filoni: i direttori generali delle Asl e degli ospedali, le consulenze e i dirigenti esterni in Regione. In merito al primo filone esistono due situazioni gravi che sono state sottovalutate, quelle relative a Isabella Mastrobuono, ora direttore generale della Asl di Frosinone, e Luigi Macchitella, proposto per la Asl di Viterbo. Si tratta di due casi di inconferibilità. Secondo quanto chiaramente stabilito in un articolo del decreto anticorruzione 39/2013 non possono ricoprire il ruolo di direttore generale coloro che abbiano avuto incarichi presso organi privati sanitari che prendono soldi dal pubblico. La Mastrobuono è stata direttrice della fondazione Tor Vergata, che è privata, quindi è inconferibile. Sulla nomina di Macchitella, invece, hanno fatto marcia indietro grazie alla decisa opposizione del sottoscritto”.
Non è stato altrettanto deciso sull’altra nomina.
“Più di questo non potevo fare, non sono riuscito a fermare la nomina di Mastrobuono. Oltre al problema di forma, c’è il fatto che qualcuno potrebbe fare ricorso, e vincerlo. Così lei decadrà e noi avremo pagato uno stipendio inutilmente, oltre ai gravi danni causati sul territorio da una scelta annullata dal tribunale amministrativo. Anche la persona nominata per la Asl RmH, Fabrizio D’Alba, non possiede i requisiti di esperienza previsti dal decreto Balduzzi. Zingaretti aveva sbandierato la decisione di selezionare i direttori tramite un bando per trasparenza ma, in realtà, chi ha compiuto le selezioni è Francesco Longo, ex assessore Pds al Comune di Saronno. Lo stesso direttore generale della Asl di Latina, Michele Caporossi, è stato eletto in passato ad Ancona con il Pd. Gli altri presidenti di Regione hanno sempre detto chiaramente di chiamare le persone che loro ritenevano meritevoli, Zingaretti ci ha voluto propinare la favola della novità ma poi si è comportato come tutti e, inoltre, sostiene che questa iniziativa non avrebbe avuto costi”.
Ha delle prove che motivino i suoi dubbi? Conosce i costi dell’operazione?
“Li ho chiesti ma non mi sono stati consegnati. Mi è stato detto che ci sono stati solo rimborsi per i costi di viaggio ma non mi è stata presentata alcuna nota spese e questo, ovviamente, mi fa insospettire”.
Ha criticato anche i consulenti. Non sono utili in Regione? Non costa meno dare un incarico di consulenza a termine piuttosto che assumere un impiegato con concorso?
“Assumere una sfilza di consulenti e collaboratori rappresenta un problema più che etico o morale. Non è corretto, in un periodo di stenti per tante famiglie, rilasciare un gran numero di consulenze a gente che viene dalla politica e che non ha reale esperienza. Basti pensare che, in un anno, non hanno presentato nemmeno una proposta. Di conseguenza, non vedo la loro utilità. Per quanto riguarda i dirigenti esterni, invece, ad oggi sono circa 30 e sono tutte persone che vengono, ancora una volta, dal mondo della sinistra, ad esempio ex sindacalisti, per un costo totale di 20 milioni di euro in cinque anni. Tutto questo va contro la valorizzazione dei dirigenti interni, oltre a dimostrare la ‘nominopoli’ in corso, ma nessuno ne parla”.
Per quale motivo, secondo la sua opinione?
“É un problema di distanza della Regione, non viene percepita come un ente vicino. Si parla sempre di Roma ma non del Lazio. Abbiamo approvato una legge sull’abbattimento dei costi della politica, abbiamo ridotto gli stipendi dei consiglieri e tolto i vitalizi per i nuovi consiglieri regionali ma nessuno ne parla. Sui media fanno più rumore le spese pazze delle altre regioni, piuttosto che un buon provvedimento della nostra”.
L’approvazione di questa legge, e il fatto che siano passati i suoi emendamenti per quella sulla protezione civile, testimoniano un dialogo interno, a differenza di quanto accade, ad esempio, in Campidoglio. Collaborate anche con il Movimento5stelle?
“Sì, abbiamo votato insieme per la legge sui costi della politica, ad esempio, mentre sulla protezione civile i 5stelle hanno votato contro. È giusto dialogare per il bene del cittadino”.
La Regione può essere un modello per gli altri enti territoriali? Si può parlare di ‘modello Lazio’?
“Credo che sia così in tutte le Regioni, esistono meno strumentalizzazioni e più condivisioni. Il problema è che si lavora poco in Regione, le commissioni lavorano poco, non in termini di orario ma di produzione normativa. Si dovrebbe snellire il carico di proposte di legge dei consiglieri regionali. Sono troppe quelle presentate rispetto a quelle approvate che, finora, sono state solo quelle sulla protezione civile e sulla ludopatia”.
Quindi, se avete poco da fare, potete far parte del nuovo senato immaginato da Renzi e composto da consiglieri regionali che non percepiscono un’ulteriore indennità. Condivide la proposta del segretario Pd?
“Sì, la proposta di Renzi sul Senato è ottima, con una Camera che approva le leggi e un Senato che è solo consultivo e non ha funzione legislativa. Per il bene del proprio territorio è giusto che il consigliere regionale lo rappresenti in una sede nazionale”.
Ha ripetuto spesso che è necessario sostenere i marò per tenere alta l’attenzione mediatica sul caso. Quando organizzerete un’iniziativa pubblica sulla questione?
“Al momento non ne abbiano in programma ma l’ultima manifestazione si è tenuta proprio giovedì scorso. Ne abbiamo fatte tante, abbiamo anche lasciato un cartellino rosso simbolico di espulsione all’ambasciatore indiano e gli abbiamo chiesto un incontro”.
Ha risposto?
“No, non ha mai risposto. Anche l’Europa ha le sue colpe, ci troviamo di fronte un atteggiamento codardo da parte delle istituzioni”.
Critica le istituzioni e si è sempre presentato come voce controcorrente, sia quando era maggioranza in Campidoglio, sia ora che rappresenta l’opposizione a La Pisana. Ora che ha divorziato da Storace ed è entrato nel Movimento Primavera Nazionale, formerà un suo partito per le prossime elezioni?
“No, non penso di formare un mio partito. Sono per l’unione delle realtà del centrodestra, in questo momento sono parte del Movimento ma non avrei la forza di andare da solo alle elezioni. Penso sia più importante dialogare tra realtà del centrodestra e ottenere un obiettivo comune uniti”.
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